Stop Ue a diesel e benzina dal 2035. «La nostra industria dell’auto ne uscirà distrutta»

Automotive La direttiva europea sui motori endotermici. Gualco (Cna): «Ricadute negative per tutta l’economia. Mazzoccato: «Per la componentistica tutto da rifare»

Il Parlamento europeo ha approvato la direttiva che vieta nei paesi dell’Ue la vendita di auto nuove a benzina o diesel immatricolate a partire dal 2035: una deadline che, per le aziende, è come dire domani.

L’occupazione

In Lombardia è a rischio il lavoro di 20mila addetti diretti per il settore automotive, sono 100mila i lavoratori nella filiera dell’auto che, nella nostra regione, coinvolge 30mila imprese, di queste 13mila sono artigiane per la manutenzione e riparazione di autoveicoli.

«Sono tra i 3 e i 4 milioni i posti di lavoro in tutta Europa nel settore automotive, persone che andranno riqualificate e ricollocate. Per la Lombardia la situazione è preoccupante ma non drammatica, in termini di occupazione. Non è questo il peggio – osserva Mario Gualco, presidente regionale di Cna Produzione e titolare dell’Officina Meccanica Gualco di Erba – sarebbe riduttivo considerarla solo una questione legata all’automotive: un’industria nevralgica come questa per i nostri territori e un cambiamento di paradigma dell’uso dell’auto privata hanno conseguenze sociali e su tutta l’economia molto più ampie. Per l’industria europea questa decisione è un suicidio con delle contraddizioni evidenti: la rete elettrica non è sufficiente e produciamo ancora in gran parte elettricità da fonti fossili. Dipenderemo dalla Cina e non si tratta di mancanza di capacità o flessibilità, ma di materie prime fondamentali che loro per tempo si sono procurati e noi no. La mobilità privata e la relativa libertà di spostamenti tornerà a essere per una élite. Infine ci sono notevoli e sottovalutati problemi tecnici e di pericolosità legati ai motori elettrici».

La CRM di Fino Mornasco produce utensili utilizzati per le lavorazioni meccaniche anche dalle aziende di componentistica per auto e già si osserva uno spostamento del mercato: «Fino a poco tempo fa il settore automotive era il nostro principale interlocutore – spiega Antonella Mazzoccato, responsabile amministrativo dell’azienda – ora le imprese clienti si sono orientate verso l’elettrico o l’energetico, si sono riqualificate per altre lavorazioni e nuovi clienti sono entrati. Ma saranno migliaia le aziende che dovranno ripensare il proprio business e questo provocherà un’importante mobilità di persone. Le aziende più grandi dovranno riconvertire le linee di produzioni. Per le piccole imprese a volte è meno difficile trasformarsi. Realizziamo anche utensili per la lavorazione dei cerchi in lega che sono importanti per la leggerezza delle auto, quindi per la riduzione dei consumi e perché serviranno ad abbattere il calore generato dalle batterie» oltre a ridurre il peso delle auto elettriche che è molto elevato.

Il nuovo mercato

Alcune aziende sono quindi compatibili con il nuovo mercato che si profila, «ma non è scontato resistere perché altri cercheranno di inserirsi e si scatenerà una corsa al nuovo business e alle nicchie di mercato – continua Mazzoccato – l’Italia è una grandissima produttrice di componentistica ma nell’elettrico questa è una parte residuale del prodotto auto. Gli spazi saranno pochissimi».

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