Uscire dalla crisi
«Bonus fiscale
per il mercato dell’auto»

Per evitare il collasso Federauto chiede la detraibilità Iva delle spese per le autovetture aziendali- Clerici: «Incentivi anche per le piccole imprese». Riva: «Fino all’autunno in sofferenza, poi la ripresa»

Una contrazione compresa tra -32 e -46% per le autovetture e tra -26 e -41% per i veicoli commerciali: sono queste le stime relative alle vendite di autoveicoli in Italia nel 2020 rispetto all’anno scorso. L’epidemia di Covid-19, il lockdown e tutte le altre conseguenze stanno mettendo in ginocchio il settore. Per questo Federauto, la Federazione italiana dei concessionari che rappresenta oltre 1.500 imprese, ha scritto una lettera al presidente del Consiglio, Conte, chiedendo maggiore considerazione per un settore che apporta ogni anno circa il 18% delle entrate erariali dello Stato.

L’iniziativa

«Siamo sempre stati abituati a rimboccarci le maniche – scrive Federauto a Conte – e per questo motivo non vogliamo giudicare la scelta del Governo di non inserire nell’ultimo decreto alcuna misura di sostanza volta a sostenere la ripresa del mercato degli autoveicoli». Nei giorni scorsi, l’organizzazione di categoria aveva inviato al premier una serie di proposte concrete che, al momento, non sono state prese in considerazione. «Tuttavia – prosegue Federauto nella lettera – c’è una misura che gioverebbe alla totalità delle imprese italiane: la detraibilità Iva delle spese relative alle autovetture per imprenditori e professionisti; l’Italia è l’unico paese europeo in cui l’Iva non è completamente detraibile per imprese e professionisti, mettendo le aziende italiane in una posizione di difficoltà oggettiva rispetto ai competitor europei». La proposta trova il consenso dei concessionari comaschi, alle prese con una ripartenza caratterizzata da molte incognite. «Sarebbe importante – spiega Marco Clerici, a.d. del gruppo Clerici Auto (concessionario Jaguar, Land Rover, Kia, Skoda, Nissan e Volvo) - allinearci alle normative vigenti negli altri paesi dell’Unione Europea, ma anche aumentare la percentuale di deducibilità del bene stesso e non solo dell’Iva, per stimolare il rinnovamento dei parchi aziendali e la sostituzione del parco veicoli anche per le piccole imprese e le partite Iva: questa misura è stata ad esempio adottata nel settore edilizio per le ristrutturazioni».

Per quanto riguarda la situazione generale, Clerici non nasconde la preoccupazione: «Registriamo un calo degli ordinativi del 50% nella prima metà di maggio rispetto al 2019. L’auto sconta un pregiudizio ideologico da circa un decennio, non giustificato da quanto esprime il settore in termini di Pil: le ultime motorizzazioni, anche diesel, inquinano mediamente 20 volte meno di una vettura di oltre 10 anni di anzianità. Il processo di elettrificazione è partito ma non è sicuramente pronto a soddisfare tutte le esigenze del mercato: se il legislatore si ostinerà a sostenere solo questa nicchia di mercato, il rischio sarà quello di affossare tutto un settore».

L’indotto

I concessionari invitano a focalizzarsi anche sull’importanza dell’indotto generato dal settore automotive. «Il 2020 – spiega Giorgio Riva del gruppo Rivauto di Como (Toyota e Lexus) – era già partito in frenata a causa di grosse operazioni effettuate alla fine dell’anno scorso che avevano anticipato una parte del mercato: il lockdown ha dato il colpo di grazia. Il post vendita – prosegue – sta tenendo in piedi le nostre concessionarie, grazie al recupero di interventi rimandati nei due mesi di stop, ma su giugno, luglio e agosto ci sono molte incertezze». L’epidemia ha portato Toyota a posticipare alcuni eventi importanti come il lancio della nuova Yaris (da maggio a settembre): «Fino all’autunno prevediamo una sofferenza – conclude Riva – poi ci auguriamo di andare incontro ad una ripresa, rafforzata anche dalla tecnologia che caratterizza i nostri marchi».

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