Como, quattro bambini sotto un monumento

Ci sono quattro bambini idealmente sotto il monumento Life Electric inaugurato ieri a Como. Il primo è proprio Alessandro Volta, scienziato benefattore dell’umanità, alla cui memoria il monumento è dedicato. Volta fu bambino tardivo che secondo le testimonianze cominciò a parlare solo a sette anni e manifestò un interesse per le pagliuzze lucenti nel torrente Cosia a Camnago.

Il secondo bambino viveva a Lodz, ebreo polacco, e il papà Nachman, superati gli orrori della guerra e delle persecuzioni, amava distrarre con il gioco della pila elettrica: univa due fili e la lampadina si accendeva. Quel bimbo era Daniel Libeskind.

Il terzo bambino è quello che già oggi pomeriggio si farà accompagnare da mamma e papà a vedere la novità di Como. Quella scultura luminosa e saettante nel tondello della diga foranea. Si vede da piazza Cavour e invoglia ad andare là sotto per ammirarlo da vicino. Immaginiamo questo bimbo ignaro delle polemiche che hanno accompagnato la realizzazione dell’opera. Oggi le contrapposizioni e le discussioni si stemperano nel placido ondeggiare del lago e si confondono nel gioco di luci e di riflessi del monumento. Privo di queste asperità da adulti, il bambino si specchierà divertito sulle superfici riflettenti e forse riderà. La sua risata seppellirà il passato delle critiche.

Il quarto bambino nascerà tra vent’anni e per lui il monumento a Volta sarà stato sempre lì, farà parte della città che comincerà a conoscere e nella quale crescerà sognando magari un domani di crearne uno con le sue mani. Chissà quali oggetti tecnologici porterà nella passeggiata e con quale smartphone o aggeggio ancora da inventare immagazzinerà quell’immagine per conservarla o condividerla con gli amici. Life electric è dedicato soprattutto a lui, a questo bambino che verrà.

Lo ha ben detto Daniel Libeskind indicando che la sua opera vuole essere un regalo alla Como del futuro.

Ci siamo tutti noi in quel bambino. Noi con tutti i progetti, i desideri, le aspettative del tempo che non conosciamo. Da ieri la nostra città vede un pezzo del suo futuro. «Le città - hanno scritto Daniel e Lev Libeskind domenica su “L’Ordine” - molto più delle nazioni, stanno diventando i luoghi dove osservare in anticipo come sarà il nostro domani».

Il monumento Libeskind rappresenta tante cose. La voglia di futuro di una città che vive di bellezza.

La capacità e l’operosità dei cittadini che riuniti nell’Associazione Amici di Como hanno dimostrato come l’amore per il luogo dove si vive si esprime soprattutto con la generosità: la scultura è un loro dono alla comunità.

La determinazione e la forza di volontà che animano coloro che si battono per una causa in cui credono fermamente. Oggi sembra un gioco e nel giorno della festa è meglio non rivangare e rinfacciare. Ma come si sono sentiti coloro che regalavano alla città un’opera d’arte di immenso valore a vedersi trattati come una qualunque società commerciale: dovete pagare l’Iva, sì, anche se è un dono? Oppure la doppia conferenza di servizio. E il tempo perso. E le carte e le scartoffie che non finiscono mai?

Per fortuna sono andati avanti e oggi Como può vantare un titolo straordinario: ha fatto meglio di qualunque altra città italiana, compresa Milano, perché è l’unica che nell’anno di Expo realizza un’opera che resta. Accanto a splendidi monumenti come la Casa del Fascio, il Duomo, il monumento ai Caduti, il Tempio Voltiano, ora c’è Life electric dedicato a Volta.

Libeskind ha scritto che gli piace pensare che la scarica di energia del monumento rappresenti lo spirito dei comaschi così come ha avuto modo di conoscere e di apprezzare. Ce lo auguriamo. Como aveva bisogno di questa scossa. Segno di vita e di bellezza. Ne aveva bisogno per i comaschi di oggi e per i bambini di domani ai quali si dona oggi un pezzo di futuro.

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