Via Rubini, la soluzione
è chiuderla del tutto

Il sindaco insiste. In via Rubini non si cambia nulla. I posteggi delle moto resteranno dove sono, tutt’al più - nella speranza che siano comprensibili anche agli stranieri - dai prossimi giorni sarà installata una collezione di segnali dissuasivi: prima di entrare in questo inferno pensateci due volte.

La verità, sia per via Rubini che per piazzetta Jasca, autentico casus belli di questa primavera 2016 (in attesa di qualcosa di più croccante, ma questo passa il convento) è che le pedonalizzazioni a metà non possono funzionare. Cioè: questo peduncolo del vai e vieni, mantenuto essenzialmente per garantire la sopravvivenza dell’autosilo Jasca, sfuggirà alla regola aurea dell’abitudine, a quello spleen rassegnato sul quale sindaco e giunta hanno spesso confidato, negli ultimi anni, per far digerire a tutti noi la chiusura, per dire, di piazza Roma, di piazza Verdi e dei Portici Plinio.

Non funzionerà per piazza Volta essenzialmente perché con il mantenimento della possibilità di accedere a via Rubini continueremo anche a nutrire la speranza di poterci ancora infilare nel cuore della città, e magari di trovarvi un posteggio, anche quando statistica e buon senso ci diranno il contrario.

Per questo, motociclette a parte, vien quasi da sperare che il Comune cambi sì idea ma soltanto per spingersi oltre, decidendo che da via Rubini non si transiterà più, a meno che non si vantino residenza o prenotazione in uno degli alberghi della zona.

Una bella sbarra all’incrocio con viale Cavallotti dovrebbe servire alla bisogna, oppure - ancora meglio - un dissuasore, che a vedersi è un po’ più elegante, di quelli cilindrici a scomparsa. Se ne fa grande utilizzo in Germania, in Svizzera, in Austria, in quelle nazioni lì, così perfette. In genere c’è anche un citofono che consente di mettersi in contatto con l’autosilo: «Scusi, c’è posto?... Ja, avanti…», e il cilindro scompare inghiottito dal selciato (anche se non c’entra molto con il tema in oggetto, è giusto segnalare che si tratta di un’esperienza abbastanza inquietante: uno ci passa sopra temendo sempre un po’ per l’incolumità della sua coppa dell’olio).

Per tornare in argomento, è la cronaca a suggerirlo: moto o non moto, slalom o non slalom, la scorsa settimana, alle proteste dei “no parking” si sono aggiunte quelle degli sciagurati che vorrebbero poter entrare nelle loro case in piazzetta Jasca, e che nella maggior parte dei casi non possono farlo per colpa degli ingorghi che si creano invariabilmente di fronte al cantiere, in uno spazio in cui si concentrano i pentiti che cercano di invertire la marcia e di riconquistare la libertà e quelli che invece attendono un posteggio, spesso peraltro servendosi proprio di quelli gialli, riservati ai residenti. L’eliminazione dei posti per le moto in via Rubini non cambierà questo stato di cose, è inutile illudersi. L’unico che continuerà a trarne giovamento è il giovanotto rumeno che davanti ai vigili nega di fare il posteggiatore abusivo ma che, in realtà, in loro assenza si sbraccia come se stesse su una portaerei, specie quando gli capita di incrociare qualche targa straniera. Davvero. In un sistema perfetto (e in Comune probabilmente lo sanno molto bene, senza bisogno che a suggerirlo siano cronisti che di mobilità si intendono quanto di filologia bizantina), in un sistema perfetto via e piazzetta andrebbero chiuse completamente. Qualcuno si arrabbierà, ma prima o poi finirà per rassegnarsi. È un film già visto, comunque meglio di quello in onda in questi giorni.

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