Fallimento Calcio Como, otto sotto accusa

La Procura ha chiuso l’inchiesta sul crac degli azzurri. Indagato anche il commercialista

Il fallimento del Calcio Como travolge non solo gli ex amministratori azzurri, Pietro Porro e Flavio Foti in testa, ma anche commercialisti e sindaci dello stesso Como e della S3C, la società proprietaria della squadra protagonista della promozione in serie B, prima del crac.

La Procura di Como ha chiuso l’inchiesta sul doppio fallimento di Como ed S3C e ha notificato a ben otto persone l’avviso preludio - salvo sorprese - tra meno di un mese della richiesta di rinvio a giudizio. E nell’atto, firmato sia dal pubblico ministero Pasquale Addesso che dal procuratore Nicola Piacente, emergono nomi inediti.

Innanzitutto quello del commercialista del fallito Calcio Como, il professionista comasco Giovanni Puntello, 45 anni, accusato di dichiarazione dei redditi fraudolenta mediante l’uso di fatture per operazioni inesistenti in concorso con l’ex presidente Pietro Porro. Sarebbe stato proprio quest’ultimo, interrogato nei giorni scorsi in Procura, a indicare nel professionista colui che avrebbe suggerito di abbattere l’imponibile del calcio Como inserendo fatture per operazioni inesistenti tra il 2012 e il 2016 per una cifra complessiva di 230mila euro. Sorte analoga l’ha subita Fabrizio Milesi, comasco, 60 anni, commercialista della S3C e accusato, in concorso con Guido Gieri, presidente S3C tra il 2011 e il 2013, e con Stefano Roda, successore di Gieri alla guida della società, di aver emesso le fatture per operazioni inesistenti che avrebbero consentito poi al Como di abbattere il proprio imponibile.

Rispondono, invece, di bancarotta fraudolenta i vertici del Calcio Como da un lato, (l’ex presidente Pietro Porro, il suo vice Flavio Foti e il consigliere Fabio Bruni) e di S3C dall’altro (Stefano Roda, presidente, ancora Pietro Porro e Flavio Foti, consiglieri, nonché Franco Pagani, 77 anni di Cadorago, sindaco unico della società proprietaria del 99% del Calcio Como). Secondo la Procura gli amministratori del Calcio Como avrebbero distratto e dissipato il patrimonio della società con una serie di operazioni di equilibrismo contabile, come la cessione del campo di allenamento di Orsenigo alla S3C per 3,2 milioni (soldi in realtà incassati soltanto in parte dal Como), l’operazione di vendita per 700mila euro e riacquisto per 900mila euro del marchio “Calcio Como 1907”, e aggravato il dissesto occultando le perdite in bilancio e con l’iscrizione di plusvalenze inesistenti. Il tutto ha portato a un buco in bilancio stimato dalla Procura in oltre 9 milioni di euro.

Per quanto riguarda la S3C l’accusa mossa ad amministratori e sindaco è quella di aver aggravato il dissesto della società con false comunicazioni sociali, al punto di triplicare lo stato di insolvenza stimato in 3,6 milioni di euro.

A questo punto la parola passa ora agli otto indagati, che avranno tempo venti giorni per presentare memorie difensive o per chiedere di essere interrogati prima dell’eventuale decisione della Procura di chiedere il rinvio a giudizio.

Nel frattempo i difensori di Porro e Foti hanno formalizzato al giudice delle indagini preliminari un’istanza di revoca degli arresti domiciliari per i loro assistiti. I due ex amministratori del Calcio Como sono in custodia cautelare ormai da quasi cinque mesi.

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