La bancarotta di Pane & Tulipani
I guai dell’avvocato e dell’ex bomber

La Procura chiede il processo per la seconda tranche del fallimento. A un ex calciatore del Como, figlio dell’amministratrice, contestata l’accusa di furto

Debiti con l’erario di quasi mezzo milione, un buco complessivo superiore ai seicentomila euro, contanti e oggetti portati via nonostante il fallimento, scritture contabili da destinare al macero per nascondere i guai contabili.

Con queste accuse la Procura di Como ha formalizzato la richiesta di processo per quegli amministratori e soci del ristorante Pane & Tulipani di via Lambertenghi non coinvolti nella prima tranche d’indagine. Dopo il ragionier Bruno De Benedetto, il commercialista Paolo Lanzara, l’imprenditore Alberto Caremi, il pubblico ministero Pasquale Addesso ha chiesto il rinvio a giudizio per una serie di altri indagati nell’ambito del fallimento del locale d’angolo che aveva trasformato un negozio di fiori in un bar prima, ristorante poi particolarmente apprezzato in città.

Davanti al giudice dovranno comparire ora anche l’ex amministratrice unica della società, Dialma Colombo, di Albavilla, la quale aveva - a un certo punto del tormentato epilogo di Pane & Tulipani - anche provato a denunciare alcuni dei suoi soci. La Colombo è accusata di concorso in bancarotta insieme, tra gli altri, all’avvocato comasco Andrea Auletta, anche lui tra le persone per le quali la Procura ha chiesto il processo.

Un affitto carissimo

La vicenda riguarda l’accusa di aver causato una distrazione di fondi da 600mila euro attraverso un contratto di affitto - giudicato eccessivamente oneroso dall’inchiesta svolta dalla Guardia di finanza - che Pane & Tulipani ha sottoscritto con la società Napo srl. La curiosità, è che l’avvocato Auletta e il commercialista Lanzara rivestivano, in questa vicenda, un doppio ruolo: erano soci di fatto (Auletta), se non addirittura amministratori (Lanzara), di entrambe le società e, quindi, di fatto in una sorta di conflitto d’interessi. In questa duplice veste avrebbero dato il via libera alla stipula di un contratto di locazione da oltre 10mila euro al mese che ha lasciato all’asciutto Pane & Tulipani e consentito all’altra società di poter effettuare i pagamenti dei canoni di locazione per i contratti di leasing immobiliare sottoscritti.

Il furto di piatti e posate

Nell’ultima sequenza di richieste di processo della Procura, compaiono anche altri nomi rimasti fuori dalle prime contestazioni. Ad esempio quello di Davide Caremi, ex calciatore del Como, figlio dell’amministratrice Dialma Colombo. Caremi e la madre sono accusati, ad esempio, di furto per aver portato via alla società che aveva preso in gestione il ristorante, cercando di scongiurare la chiusura, più di 14mila euro custoditi all’interno della cassa del locale, ma anche piatti, bicchieri e locali che sarebbero stati caricati da madre e figlia su un furgone bianco a fine primavera del 2018.

Dialma Colombo è anche accusata, in concorso con Sebastiano Sorgonà, ristoratore legato al ragionier De Benedetto, di aver portato via dal locale di via Lambertenghi per piazzarle al vicino Pinzimonio - gestito da Sorgonà e che fa riferimento a una società di De Benedetto - due cantine di vini del valore di oltre 6mila euro. Cantine dei vini nel frattempo regolarmente restituite al curatore fallimentare di Pane & Tulipani.

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