Omicidio in caserma ad Asso, via al processo: negato ancora il rito abbreviato

Asso A Verona davanti al Tribunale militare il dibattimento a carico del brigadiere Milia. Nell’ottobre 2022 uccise a colpi di pistola il comandante Furceri e si asserragliò all’interno

Si è aperto ieri mattina davanti al Collegio del Tribunale Militare di Verona – composto da due giudici togati e da un ufficiale dell’Arma dei carabinieri – il processo al brigadiere Antonio Milia.

Il sottufficiale è accusato di aver ucciso - la sera del 27 ottobre 2022 - il suo comandante Doriano Furceri nella caserma di Asso. Nel novembre scorso era stato rinviato a giudizio al termine della camera di consiglio, preceduta dall’audizione del perito chiamato dal giudice ad una revisione periodica della pericolosità sociale dell’imputato.

Il professionista, in aula, aveva confermato la sussistenza degli estremi di pericolosità di Milia, attualmente ospite di una Rems, una delle residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza che hanno sostituito gli ospedali psichiatrici giudiziari.

Contestazione

Le accuse parlano di «insubordinazione con violenza pluriaggravata», ovvero di un omicidio aggravato dai futili motivi in danno del comandante.

La difesa - avvocato Roberto Melchiorre - aveva invece chiesto di poter accedere al rito abbreviato: per farlo sarebbe stato però necessario non contestare le aggravanti. La richiesta, non accolta in novembre, è stata reiterata anche ieri mattina, senza tuttavia essere accolta dal Collegio.

Concluse le eccezioni preliminari, l’udienza di fronte al Tribunale Militare di Verona è stata quindi rinviata a febbraio, quando in aula inizieranno a sfilare i primi testimoni. Saranno sentiti i militari dell’Arma, ma anche i tre componenti della commissione medica che, pochi giorni prima del delitto, ritennero il brigadiere idoneo a riprendere il servizio dopo un periodo di sospensione per problemi psichiatrici.

In aula, oltre al legale dell’imputato, c’erano l’avvocato Paolo Camporini, che rappresenta i parenti della vittima; il legale che rappresenta il militare del Gis che rimase ferito nel blitz per liberare la caserma di Asso tenuta sotto scacco da Milia e, come presunto responsabile civile, anche il Ministero della Difesa, in quanto datore di lavoro dell’imputato.

La vicenda

Il fatto di sangue che aveva sconvolto il Triangolo Lariano ma la cui eco aveva raggiunto tutta l’Italia, era avvenuto all’interno della caserma di Asso all’interno. Furceri era il comandante e Milia un brigadiere che da poco aveva ripreso servizio. L’omicidio era avvenuto intorno alle 17, quando il comandante stava rientrando in alloggio al termine della giornata di lavoro. Milia aveva esploso tre colpi al petto di Furceri, asserragliandosi poi dentro la caserma. Solo l’intervento del Gruppo Interventi Speciali dell’Arma, la mattina successiva, aveva posto fine alla vicenda.

Milia, da un perito del giudice (ma anche della difesa e del pm, con parere contrario solo della parte civile) era stato ritenuto incapace di intendere e di volere al momento in cui si compivano i fatti, oltre che pericoloso socialmente. A scatenare la reazione fu - secondo l’ipotesi dell’accusa - una frase («Eh, Milia, Milia...») interpretata dal brigadiere come canzonatoria.

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