Pd, tregua per finire il mandato
«Niente sfiducia»

Il segretario dei Democratici in assemblea ha scongiurato nuove l

Ma sulla mozione contro Lucini c’è ancora chi tentenna

Il Pd è diviso in due ma, almeno per ora, nessuno strappo.

Durante l’assemblea provinciale di venerdì sera, anzi, è stata sostanzialmente trovata un’intesa per tenere unito il partito, intesa di cui si è fatto garante il segretario provinciale Angelo Orsenigo. Quest’ultimo, tra l’altro, si è impegnato ad affiancare il responsabile cittadino, Stefano Fanetti, ora e in tutti i prossimi frangenti politici più delicati.

Non sono mancati gli interventi critici (arrivati in particolare da Fausto Tagliabue e Riccardo Gagliardi), ma l’assemblea non ha restituito l’idea - prevista da molti alla vigilia - di un partito dilaniato dalle liti.

Nessuno ha chiesto di staccare la spina adesso, confermata la volontà di sostenere Mario Lucini sino alla scadenza del mandato. L’indicazione dei vertici è quindi quella di respingere la mozione di sfiducia. Ma basterà a convincere tutti i consiglieri? Gioacchino Favara ha firmato il documento dell’opposizione - e rischia l’espulsione dal partito - mentre altri sono incerti.

Tra questi Raffaele Grieco, già in dissenso con il partito sulla vendita delle azioni di Acsm Agam. Grieco ha partecipato all’assemblea provinciale - «ho molto apprezzato l’intervento di Orsenigo», dice - ma non ha sciolto i dubbi sull’opportunità di andare avanti e solo un paio di giorni fa aveva chiesto pubblicamente la testa di Fanetti.

Preoccupa questo ultimo anno di amministrazione senza dirigenti, qualcuno addirittura si è spinto a chiedere una sorta di commissariamento di Lucini, con l’idea di poter concordare ogni singola mossa da qui a fine mandato. C’è insofferenza, in particolare, nei confronti degli assessori “tecnici” Daniela Gerosa, Luigi Cavadini e Paolo Frisoni.

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