Strage di Erba: un accendino e due fratelli. Online il terzo episodio di Anime Nere (ascolta qui)

Podcast Una puntata in cui si parla di un oggetto semplicissimo, un accendino, e di sfumature. Quelle che diversificano il modo in cui ciascuno di noi vede il mondo, quelle che nella memoria sbiadiscono e quelle che, in un caso di cronaca nera come questo, attirano le luci rapaci dei media invadenti

Di che colore sono i girasoli di Van Gogh? E invece il sole d’estate o certe foglie d’autunno? Il critico d’arte Argan diceva che “i colori esistono solo come relatività”, ecco perché le sfumature di colore dipendono più dall’occhio di chi osserva che dalla realtà fenomenica. Ed ecco anche perché è curioso che alla domanda “di che colore era l’accendino con cui avete appiccato il fuoco?”, Rosa e Olindo abbiano risposto rispettivamente arancione e giallo. Le fiamme di cui parliamo in questo episodio, con le loro sfumature di colore tra il giallo, il rosso e l’arancione, sono quelle che hanno avvolto l’intero appartamento di Raffaella Castagna oltre al suo corpo, a quello di sua madre Paola Galli e a quello del suo piccolo bimbo, Youssef, di due anni.

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Sono le fiamme che, secondo le ricostruzioni fornite dalle indagini sul caso, Olindo Romano e Rosa Bazzi hanno appiccato nell’appartamento situato proprio sopra al loro, in via Diaz a Erba, nella corte del Ghiaccio. Fiamme gialle e arancioni nella corte del ghiaccio. Due colori molto simili, quasi due sfumature dello stesso colore, proprio come le risposte date dai due coniugi nel corso dell’interrogatorio e delle loro spontanee confessioni. Lei parla di un accedino arancione, lui di un accendino giallo. Entrambi però fanno riferimento a un accendino economico di plastica, a quattro focolai d’incendio nell’appartamento dei Castagna, a due cadaveri bruciati e a libri e giocattoli rovesciati sul letto per accelerare le fiamme.

Sfumature. Un concetto che permea tutta la tragedia che la strage di Erba ha rappresentanto, anche per i famigliari delle vittime.La caccia che i media hanno intrapreso per cogliere tutte le sfumature di questo caso di cronaca nera scavando nella vita e nelle anime della famiglia Castagna è stata una tortura, un tritatutto, una tempesta perfetta. Così la descrivono Pietro e Giuseppe Castagna in questo nuovo episodio di Anime Nere. I due fratelli tornano con la memoria a quella terribile notte dell’11 dicembre 2006, ma nel frattempo le loro parole echeggiano il peso di 16 anni di vuote accuse, cattiverie, invasioni di campo e dita puntate verso di loro. L’ennesima dimostrazione di come la cronaca quando perde di vista il proprio obiettivo e la propria ragion d’essere possa diventare un’arma subdola, capace di colpire a fondo e riaprire antiche ferite.

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