Erba: Sgarbi difende
i fasci di Terragni

Il critico afferma che non costituiscono più un simbolo politico. Inoltre osserva che, per paradosso, sarebbe stato più interessante se la situazione si fosse presentata a rovescio. Perché la cosa fosse «pop» quanto basta, l'intellettuale avrebbe desiderato una giunta di centrosinistra che, per una specchiata onestà intellettuale, avesse deciso di ripristinare i fasci

ERBA «Sarebbe stato meglio che la giunta fosse stata di centro sinistra, e non di centro destra». Scioglie a modo suo, tagliandolo, il nodo di Gordio sul monumento ai Caduti del Terragni Vittorio Sgarbi, che interviene sulla questione. Sul portato ideologico dei fasci littori tanto contestati, il critico afferma che non costituiscono più un simbolo politico. Inoltre osserva che, per paradosso, sarebbe stato più interessante se la situazione si fosse presentata a rovescio. Perché la cosa fosse «pop» quanto basta, Sgarbi avrebbe desiderato una giunta di centro sinistra che, per una specchiata onestà intellettuale, avesse deciso di ripristinare i fasci. Chissà allora come sarebbero andate le cose. Ma in altre città d’Italia, dice, è successo davvero. Amministratori di sinistra si sono inchinati al genio di intellettuali di destra, e viceversa. Il tutto senza scandalo. La stessa mentalità idealistica si può applicare, secondo Sgarbi, alle opere architettoniche.
«A Roma - dice il più televisivo dei critici italiani - un assessore alla Cultura del centrosinistra, Gianni Borgna, ha intitolato una via a Piero Bottai, un altro protagonista del Razionalismo italiano. Che si intitoli una via a Bottai, a Gentile o a Terragni è il riconoscimento di un carattere intellettuale, e non politico. Che nel caso di Erba la giunta sia di centro destra complica un po’ la questione, dato che qualcuno potrebbe interpretarlo come un assenso a quel passato. Ma la proposta sarebbe potuta arrivare anche da una giunta di centro sinistra che avesse a cuore la salvaguardia di un’opera come quella del Terragni».

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