I frontalieri pronti
a "marciare" su Lugano

«Non siamo evasori. Se non verrà bloccato lo scudo fiscale andremo in massa a manifestare davanti il consolato di Lugano con una forte azione pubblica di protesta. Chiameremo a manifestare anche i sindaci con la fascia e lo faremo in territorio straniero, davanti all’Europa per affermare che esiste una categoria di lavoratori che la legge, il governo, il parlamento non possono ignorare»

SAN FEDELE INTELVI «I frontalieri non sono evasori. Se non verrà bloccato lo scudo fiscale andremo in massa a manifestare davanti il consolato di Lugano con una forte azione pubblica di protesta». Deciso appello alla mobilitazione generale quello lanciato ieri mattina dal segretario dell’Unia, il sindacato dei lavoratori svizzeri, Sergio Aureli, davanti un’affollata assemblea nei saloni dell’albergo Cavaria di San Fedele. «Chiameremo a manifestare anche i sindaci con la fascia tricolore - ha affermato - e lo faremo in territorio straniero, davanti all’Europa per affermare che esiste una categoria di lavoratori che la legge, il governo, il parlamento non possono ignorare. La priorità di Unia Ticino in questi giorni sarà quella di dedicare tutta una serie di iniziative per affermare i diritti dei frontalieri, diritti che la legge sullo scudo fiscale ha calpestato. E difendere la dignità di questi lavoratori che già pagano alla fonte il dovuto. Rimpatriare i risparmi dei frontalieri con un legge lacunosa significa prelevare illegittimamente dalle famiglie di questi lavoratori una parte del salario assoggettato alla fonte alle imposte e alle ritenute erariali per quanto concerne gli interessi. Il conto corrente - prosegue Aureli - per gli svizzeri conto salario o stipendio, rappresenta uno strumento obbligatorio per l’accredito delle spettanze, rimpatriarlo così come prospettato nella legge è un’imposizione intollerante in quanto non si tratta di capitali in nero ma di uno stipendio sul quale esiste già un’imposizione tributaria». Per il rappresentante della Cgil, Renato Quadroni, il testo normativo «è incongruente oltre che lacunoso, non solo per i frontalieri in attività ma anche per i pensionati. Chi ha steso queste norme - ribadisce Quadroni - non conosce i rapporti tra lo Stato italiano e quello svizzero. Noi non siamo contro le legge e non innalziamo barricate inutili, ma siamo favorevoli a un testo chiaro e disposizioni operative precise e coerenti che mettano in grado i centri di assistenza fiscale di operare in maniera corretta. Ricordiamo che questo provvedimento interessa oltre tremila lavoratori del comprensorio Lario Intelvese, Alto Lago, Ceresio e Val Cavargna e oltre tredicimila comaschi. Ad essere colpito non sarà solo il salario ma anche il "secondo pilastro"».

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