I bambini dello scuolabus
non scendono da soli

Tavernerio: polemica per una sentenza della Cassazione  secondo la quale il conducente detiene la responsabilità dei minori finché un genitore, o chi ne fa le veci, li “prelievi”. Sono infatti numerosi i genitori, specialmente nelle famiglie dove lavorano sia la mamma che il papà, che male hanno digerito la decisione di Anna Antonacci, assessore all’Istruzione

TAVERNERIO È datata 22 ottobre la lettera recapitata dall’amministrazione comunale ai genitori degli alunni di scuole elementari e medie destinatari del servizio di trasporto scolastico che sta suscitando un po’ di preoccupazione e qualche polemica. La lettera precisa infatti che gli operatori dello scuolabus saranno incaricati di riportare in istituto, o in altra sede prestabilita, gli scolari che non troveranno un adulto ad attenderli alla fermata prescelta. Disposizione dettata probabilmente anche dalla presa di coscienza da parte della maggioranza della sentenza di Cassazione, datata 11 agosto 2007, secondo la quale il conducente detiene la responsabilità dei minori finché un genitore, o chi ne fa le veci, li “prelievi”. Sono infatti numerosi i genitori, specialmente nelle famiglie dove lavorano sia la mamma che il papà, che male hanno digerito la decisione di Anna Antonacci, assessore all’Istruzione. Padri e madri disposti ad uscire allo scoperto non ce ne sono. Claudio Gatti, consigliere di minoranza per “Le radici del domani”, è l’unico che mette nome e cognome: «La cosa che indispone è che stiano cambiando i termini dell’accordo in corsa. I genitori hanno firmato un contratto in cui la sentenza, pur essendo questa antecedente ai termini ultimi delle iscrizioni, non veniva neppure citata. Il fatto che un adulto debba necessariamente attendere i bambini alla fermata non è un dettaglio da poco, modifica di molto l’organizzazione quotidiana del nucleo familiare». Altra obiezione mossa dal capogruppo è che, secondo l’informativa, non verrebbe applicata nessuna distinzione tra gli alunni delle scuole d’infanzia, primaria e secondaria di primo grado. Fatto che quindi metterebbe sullo stesso piano ragazzini di undici-dodici anni e bambini di età decisamente inferiore.

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