Il Clac vende la sede
per ripianare i debiti

Cantù: una gara pubblica per la cessione dello stabile di via Borgognone. Prende forma e consistenza la richiesta che solo qualche mese fa era stata avanzata da Lorenzo Orsenigo. Una scelta inevitabile. per far quadrare i conti e ripartire con una situazione azzerata

CANTU’ Una gara pubblica per la vendita della sede di via Borgognone. E’ questo l’inaspettato e non del tutto gradito dono che il Clac ha trovato sotto l’albero di Natale. Prende forma e consistenza la richiesta che solo qualche mese fa era stata avanzata da Lorenzo Orsenigo, uno dei componenti della rinnovata compagine ora guidata da Silvio Santambrogio. Della definizione di questa asta  per la vendita della sede, acquistata solo alcuni anni fa per 1 milione e 600 mila euro a fronte di un valore di perizia di 1 milione e 800 mila euro, si è discusso nell’assemblea prenatalizia dei soci. Al termine sorrisi ed auguri, ma appena fuori è partito in città un «tam tam» a dir poco preoccupato. Sono in molti a parlare, a dire, a ipotizzare scenari fino a ieri non immaginabili. Salvo poi non voler comparire in prima persona. E anche questo è il segno della delicatezza del momento. Comunque vada però su una cosa tutti concordano. Decisioni non ne sono state prese. Sarà gennaio il mese forse decisivo per capire cosa davvero accadrà. Vediamo allora le ipotesi, quella dai toni allarmistici e quella invece più rassicurante. La vendita della sede di via Borgognone è inevitabile. Per far quadrare i conti, per ripartire con una situazione azzerata. Senza debiti. Tutto questo non metterebbe in discussione la sopravvivenza e l’allargamento del Clac all’intero sistema Brianza. Anzi. Tra i componenti del Clac ci sarebbe chi ha avuto l’incarico di sondare la reale volontà di adesione delle tante imprese - soprattutto piccole, ma non solo - che costituiscono il tessuto economico che ha fatto grande la Brianza. Ma perché vendere la sede? A che prezzo? Qui sta il punto che sta provocando qualche allarme di troppo. Non è adatta alle esigenze? Non ha adeguati spazi espositivi? O non si presta alle esigenze di formazione? Risposte che dovranno trovare una risposta a breve, già a gennaio. Ma il pensiero che nessuno vuole confessare è quello di un cambiamento di destinazione della centralissima area del Clac. Una volta trovata un’altra collocazione per le aziende che convivono su quell’area in via Borgognone sarebbero disponibili oltre seimila metri quadri di assoluto pregio. Un’area preziosa dove magari far sorgere un grande edificio residenziale. Come già nelle vicinanze ce ne sono altri. E in questo modo si libererebbero risorse corroboranti per il nuovo Clac.

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