Via Monti, chiude l'ultimo night
Charleston addio 30 anni dopo

Non si spengono solo le luci dei cinema in questa Como che perde i pezzi a dieci anni dal Duemila. L’Epifania, che tutte le feste si porta via, ci toglierà anche il Charleston, a un soffio dal festeggiamento dei trent’anni di attività - soprattutto notturna - in via Maurizio Monti

COMO - Non si spengono solo le luci dei cinema in questa Como che perde i pezzi a dieci anni dal Duemila. L’Epifania, che tutte le feste si porta via, ci toglierà anche il Charleston, a un soffio dal festeggiamento dei trent’anni di attività - soprattutto notturna - in via Maurizio Monti. Crisi? No: suore.
Lo storico locale notturno non si è visto rinnovare il contratto dal Valduce, proprietario dei muri, e così il suo patròn, Massimo Vita, ha deciso di chiudere in bellezza con una serata di gala invitando tutti gli amici musicisti, innumerevoli quelli che si sono avvicendati su quel palco, e i clienti più affezionati di un luogo che ha davvero segnato il costume comasco.

Un rifugio per gli amanti della buona musica dal vivo e del buon bere, un luogo, forse, d’altri tempi che uscirà dalla quotidianità per entrare nel mondo dei ricordi. Dei bei ricordi perché quei muri ne hanno viste davvero di tutti i colori. Hanno visto, ad esempio, i primi passi di tutti i cabarettisti della zona, quelli che, poi, hanno ottenuto grande successo grazie alla televisione ma che, da perfetti sconosciuti, cercavano di strappare qualche risata e un applauso al pubblico. Da sempre il palco è attrezzato per le esibizioni, a cominciare dalla batteria di Vita, anche cantante dall’inconfondibile e inimitabile voce nera e caldissima, di quelle che fanno girare la testa alle donne suscitando l’invidia dei signori. Con Massimo tante “teste di serie” locali ma anche ospiti d’eccezione, star capitate lì anche per caso, portate da amici che sapevano dell’eccezionalità del Charleston, e che si sono ritrovate a esibirsi per la gioia dei presenti. Tra gli episodi più recenti come non ricordare Ivana Spagna che oltre a festeggiare il suo compleanno ha regalato al pubblico un’estemporanea performance all’insegna del soul.

I precedenti non si contano: ancora si parla di due notti con i Platters, cantando standard fino al mattino, di Brian May dei Queen con la sua magica chitarra, di una certa Luisa Corna che ha mosso i primi passi proprio lì, dell’uomo di “Feelings”, Morris Albert, che ha fatto ballare tutti guancia a guancia, di Alberto Fortis che si diverte a improvvisare, di Gianna Nannini che rischia di passare inosservata. Tutto questo “in the wee small hours”, per dirla con Sinatra, nelle piccole ore che portano al mattino, quelle che attirano i nottambuli di ogni specie.
Anche qui gli aneddoti non si contano: la fauna tutta particolare della gente della notte, quella vera, così diversa da quella che stiamo imparando a conoscere negli ultimi anni, è davvero particolare. E ai tavoli del Charleston non si sono seduti solo cuori solitari, coppie in vena di romanticherie, comitive in festa ma anche tanta politica e tanta industria lariana. Lì si potevano fare e disfare patti di ferro e sull’onda trascinante delle note e di qualche coppa scoprire il lato umano dell’assessore di turno (o quello disumano se brancava il microfono senza esserne all’altezza), pure sorprenderlo in atteggiamenti equivoci non tanto con la donna sbagliata ma con quel rivale che gliel’aveva proprio giurata o con quell’avversario che nessuno avrebbe mai immaginato a quel tavolo.

Tutto questo finirà il 6 gennaio quando quelle luci si accenderanno per l’ultima volta, aprendo la porta si verrà accolti dal sorriso di Claudio dietro al bancone, poco oltre si inizieranno a scorgere i volti noti e quelli dimenticati perché, la notizia circola da qualche tempo, in tanti hanno voluto farsi sentire per rendere omaggio a un locale che rimarrà nel cuore dei comaschi. Senza lacrime: non è morto nessuno, anzi. Vita ripromette sorprese a presto, naturalmente altrove e, forse, questo spostamento obbligato porterà nuova linfa musicale a una città che, da questo punto di vista, ha perso tantissimo. Però è impossibile non fermarsi a riflettere su questo ennesimo pezzo della sua storia che Como perde in un’indifferenza sempre più raggelante.
Alessio Brunialti

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