«Così abbiamo dato speranza
al ragazzino ferito dal petardo»

Tredici ore «per ridare una speranza». Tredici ore sotto i ferri per restituire a un ragazzino «la speranza che la mano torni a funzionare». Si chiama Daniele De Spirito il medico del Sant'Anna che, domenica sera, ha sottoposto a un delicatissimo intervento di microchirurgia il ragazzo di Cirimido rimasto mutilato per colpa dello scoppio di un petardo

COMO Tredici ore «per ridare una speranza». Tredici ore sotto i ferri per restituire a un ragazzino «la speranza che la mano torni a funzionare». Si chiama Daniele De Spirito il medico del Sant'Anna che, domenica sera, ha sottoposto a un delicatissimo intervento di microchirurgia il ragazzo di Cirimido rimasto mutilato per colpa dello scoppio di un petardo. È lui che, assieme alla sua équipe, ha ricucito vene e tendini per restituire - almeno in parte - la funzionalità della mano allo sfortunato giovane tradito da quel botto rimasto inesploso e trovato davanti alla chiesa di Caslino al Piano.
«Quello che siamo riusciti a recuperare - sono le parole del dottor De Spirito - è servito a restituire la funzione alla mano. Abbiamo operato sulla ricostruzione del pollice, per riuscire a salvare la funzionalità della mano. Partendo dalle ossa frantumate in molte parti, abbiamo ripristinato dapprima le vascolarizzezioni». Lavoro delicato, ma indispensabile per garantire al giovane paziente la speranza di poter riavere la mano. Quindi l'équipe si è concentrata sui nervi e sui tendini e infine sui muscoli e sulla cute. Tredici ore di intervento, durante le quali sono stati usati centinaia di punti di sutura. E che potrebbero non essere sufficienti: non sono esclusi, infatti, altri interventi durante la fase di guarigione.
«Possiamo essere soddisfatti - è il commento di Daniele De Spirito - data la partenza», ovvero una mano lesionata in modo gravissimo dall'esplosione del petardo. «Abbiamo ottenuto una speranza: la speranza che questa mano torni a funzionare», è la conclusione del dottor Daniele De Spirito, chirurgo della mano nella divisione di Traumatologia diretta dal dottor Enzo Zottola.
Da quella sala operatoria è uscito un messaggio di speranza: il nostro ospedale è in grado di eseguire interventi molto specializzati che fino a due anni fa non c'erano e le alternative erano l'amputazione o l'emigrazione in centri che sapevano come fare.
Ora anche a Como la «mano traumatica» viene curata: al ragazzino di Cirimido è stato reimpiantato il pollice, sono state ricostruite due dita, gravemente lesionate e ustionate. Sarà valutata la funzionalità, ma il passo conservativo è stato fatto, in una situazione delicata che richiedeva competenze scientifiche ed abilità fino a qualche tempo fa sconosciute.

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