Redditi, commercianti e artigiani
Uno su tre sotto i 13mila euro

Como: un piccolo imprenditore, un artigiano o un commerciante di Como fra i 24.585 che rientrano negli studi di settore - sono il 62% del totale dei contribuenti ed esprimono il 40% del totale dei guadagni -, hanno dichiarato un reddito medio di 32,5 mila euro. Ma il dato esprime un valore medio. E così, andando un po' più in profondità si scopre che un imprenditore-persona fisica su tre - il 30% e sono almeno 8mila - non riesce a guadagnare più di 12,8 mila euro, qualcuno addirittura non va oltre i 6,2 mila euro.

La fotografia è chiara. Fin troppo, verrebbe da dire. Peccato che forse andrebbe ribaltata. Già, perché a guardare la diffusione della ricchezza delle piccole aziende, di artigiani, di commercianti ma anche di professionisti e di società di Como in base ai redditi dichiarati qualche sospetto potrebbe venire. E infatti viene, per esempio, scoprendo che un piccolo imprenditore, un artigiano o un commerciante di Como fra i 24.585 che rientrano negli studi di settore - sono il 62% del totale dei contribuenti ed esprimono il 40% del totale dei guadagni -, hanno dichiarato un reddito medio di 32,5 mila euro. Ma il dato esprime un valore medio. E così, andando un po' più in profondità si scopre che un imprenditore-persona fisica su tre - il 30% e sono almeno 8mila - non riesce a guadagnare più di 12,8 mila euro, qualcuno addirittura non va oltre i 6,2 mila euro. Tra i vari settori economici si va così da un minimo di 22,9 mila euro l'anno di reddito medio per un commerciante ai 38,4 mila euro di un piccolo imprenditore manifatturiero e dei servizi - campo dominato dalle piccole aziende artigiane - a un massimo di 43,4 mila euro dei professionisti come. Si tratta di alberghi, pensioni, campeggi che dichiarano redditi da 21mila euro l'anno. Ma anche bar, ristoranti che, si fermano a registrare guadagni a 17mila euro. Poi ci sono i casalinghi con una dichiarazione media da 13.800 euro, negozi sportivi con 14.900 euro, meccanici con 15.400 euro e ambulanti, categoria sempre enigmatica davanti alle richieste del fisco, che si ferma categoricamente agli 11mila euro l'anno. Questo è il primo quadro, questo almeno è quanto dichiarano per mettersi, in gran parte, al riparo dagli accertamenti del fisco. Ma spesso questi importi equivalgono alla metà di quanto dichiara un lavoratore dipendente, come un operaio metalmeccanico o del tessile, perfino se in cassa integrazione. Non è tutta qua la sorpresa in chiave comasca: nella lista dei 16.535 fra baristi, parrucchieri, panettieri, ambulanti, meccanici o titolari di negozio sportivo dai quali il fisco si aspetta un guadagno fino a 30mila euro l'anno, si scopre invece che spicca un bel drappello di lavoratori autonomi che "sfida" il fisco dichiarando non oltre 22,8mila euro l'anno. Il paradosso apparente è che questi vantano un giro d'affari - oltre 162,5 milioni di euro - superiore a quello dei loro colleghi ritenuti in regola (oltre 30mila euro l'anno di incassi netti) e i cui ricavi però si fermano a 139,2 milioni di euro.

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