A un anno dal terremoto
da Como soltanto promesse

Como: mentre l'Italia e l'Abruzzo ricordano la catastrofe, palazzo Cernezzi non ha ancora deciso come aiutare le popolazioni colpite. E dal consiglio comunale monta la polemica. Non solo da parte dell'opposizione ma anche in maggioranza con la Lega Nord

COMO Mentre l'Abruzzo e l'Italia ricordano i morti e la catastrofe di un anno fa, il Comune di Como non ha ancora deciso se e come mantenere la promessa di aiutare gli abruzzesi. E dal consiglio comunale monta la polemica. Non solo da parte dell'opposizione che a dicembre aveva presentato una richiesta di chiarimenti al sindaco Stefano Bruni, che no è mai arrivata, ma anche in maggioranza con la Lega Nord (che aveva proposto un emendamento che impegnava Bruni a relazionare entro 20 giorni dall'approvazione della delibera avvenuta il 18 maggio 2009) che parla di «situazione imbarazzante». Il 18 maggio scorso, infatti, il consiglio aveva deliberato che il «sindaco e la giunta prendano contatto con una o più amministrazioni dei Comuni maggiormente colpiti dal sisma verificatosi ad inizio aprile al fine di definire le necessità prioritarie per le quali si possa ipotizzare un diretto intervento del Comune di Como» nonché «a coordinare la raccolta dei fondi da parte di cittadini, enti e società anche non pubbliche e stanziare adeguati fondi del bilancio comunale per attuare gli interventi del Comune». Già allora ci furono polemiche e venne bocciata la proposta delle minoranze di devolvere i gettoni di presenza. «Il sindaco - tuona Luca Gaffuri, capogruppo Pd in consiglio - disse che sarebbe stato meglio che fosse il Comune ad agire destinando soldi con la variazione di bilancio e, addirittura, parlò di 500mila euro lasciando tutti perplessi viste le difficoltà economiche dell'amministrazione. Come Pd e lista per Como, avevamo autonomamente raccolto 200euro a testa e partecipato all'iniziativa della Regione Lombardia. A livello di consiglio, però, non si è più saputo nulla. A dicembre abbiamo presentato l'interrogazione per conoscere gli atti compiuti. Un anno dopo siamo ancora in attesa e chiederemo di firmare una mozione di censura al sindaco anche alle altre forze politiche poiché oltre a non aver fatto niente, non motiva nemmeno perché non ha fatto nulla. Di fronte ai cittadini è un atto di grave scorrettezza: si approvano documenti a cui non viene dato effetto. Mi auguro firmino anche Pdl e Lega». Molto perplesso anche Giampiero Ajani, capogruppo della Lega Nord: «Proposi l'ordine del giorno chiedendo al sindaco di spiegare all'aula cosa avrebbe fatto e, successivamente, ho fatto in aula e sono registrate alcune interrogazioni verbali e nessuno mi mai risposto. Adesso la questione arriverà in consiglio comunale con la mozione del centrosinistra, ma se è vero che chiedere è un diritto e rispondere è cortesia, il sindaco avrebbe già dovuto chiarire da tempo la situazione. Dica cosa vuole fare perché abbiamo sprecato soldi per fare conferenze di capigruppo e consigli comunali e poi non si è partorito nulla».

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