E ora non ridere, giovane idiota (di A. Brunialti)

COMO - Bravo, giovane idiota, complimenti, ce l'hai fatta. Sei riuscito a farmi uscire dai gangheri, a farmi perdere le staffe, tutti i giri di parole necessari per dirti che hai davvero rotto. Non solo i vasi, non le panchine, i vetri, tutte le cose altrui, spesso anche mie e, giovane vero idiota, pure tue perché di tutti. Hai rotto e non ti meriti più nulla oltre il disprezzo, tu e i tuoi. Quelli che gridano oscenamente alle due di notte, quelli che se non ritornano a casa strisciando sbronzi sui gomiti non gli sembra d'aver vissuto, quelli che sono capaci di rendersi protagonisti di atti di una stupidità tale, giovane idiota, da nauseare, quelli sono meglio di te e ho detto tutto. Rideresti di queste mie parole, ne rideresti se tu le leggessi ma tanto non accade. Le leggono i tuoi genitori, giovane idiota? Sanno dove eravate ieri notte tu e gli amichetti tuoi? Signora, lo sa che suo figlio se ne va a spasso a fracassare fioriere (anvedi che gesto, giovane idiota)? Dottore, ha visto che il suo pargoletto sta crescendo e ha trovato un nuovo hobby? E non è un segno della degenerazione dei nostri tempi. E non è colpa della società, della crisi dei valori, della crisi e basta, della famiglia assente, della scuola antiquata, del servizio militare che non c'è più. Il punto è proprio che tu sei un giovane idiota e la tua punizione è crescere, si spera (mi illudo) maturare abbastanza da capire che giovane idiota che sei stato.
Alessio Brunialti

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