Roma addio, il lago ai "laghée"
Ecco cosa (non) cambierà

Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto attuativo n.1, riguarda il passaggio del patrimonio idrico, laghi e fiumi, dallo Stato alle Regioni e il Lario, ora, appartiene al Pirellone, con tutti i punti interrogativi sui cambiamenti che interverranno, in termini economici, sociali e di benefici sui cittadini

COMO - Il lago di Como è passato alla Regione e rappresenta il primo banco di prova del federalismo dalle nostre parti. Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto attuativo n.1, riguarda il passaggio del patrimonio idrico, laghi e fiumi, dallo Stato alle Regioni e il Lario, ora, appartiene al Pirellone, con tutti i punti interrogativi sui cambiamenti che interverranno, in termini economici, sociali e di benefici sui cittadini. A 24 ore dall'approvazione del decreto, nessuno è in grado di indicare che cosa succederà e si propone un approfondimento l'ufficio al territorio e ai trasporti dell'amministrazione provinciale, coordinato dall'architetto Giuseppe Cosenza, coinvolto per tutta una serie di aspetti: concessioni demaniali, porti, ormeggi, navigazione, regolazione dei livelli, opere per il disinquinamento. «Sono convinto che la Regione non tarderà a convocare le province e i Comuni per illustrare le conseguenze del passaggio del Lario dallo Stato alla Lombardia - afferma Cosenza - Nel frattempo, è in agenda lo studio del provvedimento del Consiglio dei ministri per valutarne gli effetti che ci riguardano».

Da ormai dieci anni, è stato costituito il Consorzio del Lario e dei laghi minori, sede a Menaggio e a Varenna, per la gestione amministrativa dei porti, degli ormeggi, delle boe e per le concessioni, con i relativi canoni, di spiagge e fasce a riva. Soci, i Comuni rivieraschi e le amministrazioni provinciali di Como e di Lecco; il Comune di Como non vi ha mai aderito e gestisce in proprio la fascia lacuale di competenza. È prematuro ipotizzare il destino del Consorzio: c'è chi ne ha esaltato il valore, in quanto provvede da ente locale alla gestione delle sponde e al rilascio di una serie di autorizzazioni, dalle scuole nautiche alle manifestazioni su acqua. E c'è chi, invece, l'ha inserito nell'elenco dei Consorzi da abolire: le sedi territoriali regionali e le Province hanno già le competenze per esercitare le funzioni esercitate dal Consorzio. Risparmi a parte, in questo modo, si supererebbero anche le frammentazioni tra Comuni che aderiscono o no all'organismo consortile.

Un altro tema di interesse è quello della pubblica navigazione: è dal 2000 che si parla di passaggio alla gestione regionale da quella governativa, che comprende Lario, Garda e Verbano e il trasferimento si è incagliato sulla dotazione finanziaria: lo Stato interviene a ripianare il disavanzo e l'anno scorso, come ha ricordato il senatore Pdl Alessio Butti, ha lanciato la ciambella di salvataggio, perché i tagli previsti dalla Finanziaria rischiavano di affondare il servizio. Ma il passaggio a costo zero per lo Stato, disavanzi compresi, frena la Regione. L'altro tema è quello della regolazione del lago, in capo al Consorzio dell'Adda e qui subentra l'altro tema: le concessioni per i bacini idroelettrici sono passate alla Regione, con il decreto sul federalismo demaniale. Ora è della Regione tutto il ciclo che interessa il lago: dagli invasi alpini alle utenze di pianura, passando per Como.
Maria Castelli

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