Due giugno: tanta gente
alla festa in piazza Duomo

Como: il concerto della Filarmonica "Volta" e l'abbraccio di Como agli “schiavi di Hitler”, reduci comaschi dai campi di prigionia e di lavoro nazisti, insigniti di medaglia. Assenze tra i rappresentanti delle istituzioni

COMO Due Giugno 2010, Festa della Repubblica voluta dal Comune in una Piazza del Duomo inondata di bianco di marmo e di sole, «perché una festa così dev'essere aperta a tutti», come ha detto il sindaco, Stefano Bruni, non appena sfumano le note della Filarmonica Cittadina Alessandro Volta, eccellente come sempre, più di sempre.  È l'abbraccio di Como agli “schiavi di Hitler”, reduci comaschi dai campi di prigionia e di lavoro nazisti, insigniti di medaglia, i nomi recitati uno per uno; è l'omaggio di tante autorità e di tanta gente a chi è caduto ed ha sofferto per la libertà e la democrazia, è la speranza rappresentata da un neo diciottenne,simbolo di tutti i giovani, Stefano Taroni, studente alla Magistri Cumacini, che riceve il Tricolore e le Costituzioni italiana ed europea, è il pensiero a ciò che siamo e a ciò che vorremmo essere. Restano vuote le sedie riservate ai parlamentari, ai consiglieri regionali e ad esponenti dell'amministrazione provinciale: «Loro non si vedono mai, non si presentano neppure per la gente: questo sarebbe già un motivo sufficiente per abolire le Province», polemizza Marcello Iantorno, consigliere comunale Pd, tra i pochissimi presenti dell'opposizione. Poi, però, essendo una giornata dai forti richiami alla coesione, resta a bere l'aperitivo (pagato da loro medesimi) con il presidente del consiglio comunale Mario Pastore, i consiglieri Arcellaschi, Alogna, Buono (Pdl) e si aggiunge al momento l'assessore Etta Sosio. Alla cerimonia assistono il vicesindaco Ezia Molinari e l'assessore Anna Veronelli, passa in bicicletta e sta discosto il capogruppo della Lega Giampiero Ajani, c'è la consigliera Veronica Airoldi, ci sono tutte le più alte autorità militari e di polizia, c'è il presidente della Camera di Commercio, Paolo De Santis e ci sono il procuratore della Repubblica Alessandro Lodolini e il presidente del Tribunale Nicola Laudisio. Suona “Fratelli d'Italia” e tra il pubblico cantano con la mano sul cuore. «La Festa della Repubblica è uno dei momenti più alti della nostra vita civile», dice il sindaco che esalta «i principii della libertà, della giustizia, della democrazia, dell'uguaglianza dei cittadini, del rispetto del diritto di tutti i popoli» come i fondamenti del nostro Paese. Ed evoca le parole del Capo dello Stato sulla responsabilità di tutti «in una società che mostra preoccupanti segni di disgregazione». Ricorda che «l'orientamento al bene comune comprende anche il proprio», cioè nessuno può essere lasciato solo, nessuno può essere felice da solo. «I reduci dai campi - dice il prefetto, Michele Tortora - ci hanno raccontato episodi di sofferenza e di orrore, ma anche straordinari episodi di umanità e di solidarietà». Ma, conclude il prefetto, «dall'orrore della guerra e dalla volontà di riscatto del popolo italiano è nato un Paese migliore».
Nel pomeriggio, invece, a Villa Erba, è lo stesso prefetto a fare gli onori di casa per la sua prima festa della Repubblica da rappresentante del Governo a Como. Nel salone di Villa Erba, gremito di autorità civili, militari e religiose e di esponenti di ogni ente ed associazione comasca, il primo discorso di Tortora riguarda il nostro tempo di cambiamento e di crisi. «Il mio pensiero va in questo momento ai lavoratori che rischiano il proprio posto di lavoro - dice - ma anche ai tanti imprenditori che con coraggio e fatica resistono agli urti della crisi economica. Tengono duro, non mollano. Sono certo che se riusciremo a recuperare quello spirito dei nostri padri, quella voglia di lavorare insieme per uscire dalle difficoltà, quello spirito di solidarietà e di generosità, ce la faremo anche questa volta». Un discorso di pochi minuti, lungo tanto quanto l'applauso tributato dal pubblico.

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Eco di Bergamo La festa del 2 giugno