Ennesima maxi frode fiscale
Occultati più di 110 milioni

Tre persone denunciate dal Nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza al termine di una complicata indagine su una società trasferita all'estero (negli Usa) in modo del tutto fittizio. Si parla di evasione per 30 milioni di Iva e per 80 di imposte dirette

COMO - Il Nucleo di Polizia tributaria del Comando provinciale della Guardia di finanza di Como, al termine di una complessa attività di indagine nei confronti di una società operante nel settore del commercio di prodotti informatici con sede in provincia di Como, ha scoperto l'ennesima maxi frode fiscale internazionale, per oltre 80 milioni di euro sottratti alle imposte dirette e di 30 milioni di euro all'Iva.
Le persone denunciate sono tre, tutte per frode fiscale realizzata attraverso l'emissione e l'utilizzo di fatture false, l'occultamento dell'intero impianto contabile e la mancata presentazione delle dichiarazioni obbligatorie.
L'indagine prese origine da una pregressa attività di polizia giudiziaria eseguita nel 2008 sempre dai finanzieri del Nucleo, nei confronti di un sodalizio criminale che coinvolgeva ben 21 società e 37 persone, tutte già denunciate per una frode fiscale di oltre 300 milioni di euro.
Nel corso delle nuove indagini, l'attività veniva focalizzata su alcuni aspetti sintomatici di «anomalie» nella gestione societaria, tra i quali i frequenti cambi di sede, l'assenza di strutture logistiche-operative, la mancanza dell'impianto contabile, ed infine, l'avvenuto trasferimento della sede legale nel Delaware, piccolo paradiso fiscale negli Usa.
È stato anche possibile accertare un cosiddetto caso di «esterovestizione», ossia localizzazione fittizia della residenza fiscale di una società italiana in uno stato estero a fiscalità agevolata, con l'obiettivo di sottrarsi agli adempimenti tributari previsti - al contrario -dall'ordinamento nazionale. Nello specifico, veniva dimostrato che l'avvenuto trasferimento all'estero della società comasca era soltanto “cartolare”: in realtà la società aveva continuato ad avere in Italia l'oggetto dell'attività dell'impresa ed il proprio «centro di direzione effettiva», inteso quale luogo in cui effettivamente venivano prese le decisioni in ordine agli accadimenti economici ed amministrativi. A ulteriore conferma della fittizietà del trasferimento all'estero della società i finanzieri scoprivano che il sito internet, attraverso il quale era svolta l'attività economica della società in questione, soltanto virtualmente era ubicato all'estero mentre in realtà veniva aggiornato attraverso collegamenti alla rete effettuati nel territorio nazionale.
In tutto sono stati scoperti 110 milioni di euro, che saranno ora soggetti a tassazione con le regole dal Fisco italiano, per oltre 110 milioni di euro.

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