Castagna nella casa della strage:
"Ho voluto entrarvi da solo"
Per tre pomeriggi ha raccolto quello che restava dei ricordi della figlia Raffaella e del piccolo Youssef. Poi o hanno aiutato i suoi operai a portare via scaffali, divani e altro da quell'appartamento che in un imminente futuro è destinato alla Caritas per accogliere famiglie in difficoltà
- Ho dovuto prendere il coraggio a due mani ma sentivo, ormai che il dissequestro è avvenuto, che fosse giunto il momento di compiere questo passo. Ho voluto compiere il primo passo da solo, ritrovando macerie ovunque e anche i segni della strage come il divano insanguinato. Poi, con i miei operai, che intendo ringraziare per la disponibilità, in una trentina di braccia abbiamo rimosso mobili e suppellettili semidistrutti e bruciati. Si tratta di una sorta di feticci della strage che, d'accordo con i miei figli e anche con lo stesso Azouz, abbiamo deciso di non tenere perché non rappresentano i nostri cari. I nostri cari sono nel Regno dei cieli e il loro ricordo vive nei cuori di chi li ha amati».
«L'obiettivo - prosegue il patriarca - è prima di recuperare l'appartamento di via Diaz e poi di affidarlo alla Caritas: la casa verrà data a rotazione a giovani coppie in emergenza e famiglie in difficoltà. Un luogo che è stato teatro di morte, viene riconsegnato in questo modo alla speranza e alla vita».
Al taglio del nastro, previsto prima di Natale, sarà presente anche Azouz Marzouk, per desiderio dello stesso Carlo Castagna
© RIPRODUZIONE RISERVATA