Como, turisti abbandonati
La stazione è una giungla

Da una parte c'è l'infopoint della stazione, pieno di dépliant e offerte, dall'altra c'è la vecchia Como, quella che si prospetta ai turisti che scendono dal treno a San Giovanni e capiscono immediatamente che dovranno cavarsela da soli

COMO - Da una parte c'è l'infopoint della stazione, pieno di dépliant e offerte, la possibilità di avere tutta Como sull'iPhone grazie all'applicazione «Como city» (www.comocity.it), un tentativo, insomma, di modernizzare il rapporto con i turisti.
Dall'altra c'è la vecchia Como, quella che si prospetta ai turisti che scendono dal treno a San Giovanni e capiscono immediatamente che dovranno cavarsela da soli. E allora eccoci, per un giorno, «visitors»: scendiamo dal treno, magari al terzo binario, con uno zaino in spalla e un trolley al seguito e abbiamo immediatamente un'amara sorpresa; dobbiamo portarci tutto sulle scale per uscire, non c'è altro sistema. In realtà questa scelta è propedeutica alla vera faticaccia che arriverà dopo, quando ci troveremo a scendere, valigie al seguito, la scalinatona centrale: quando si arriva alla fine, sotto il sole che picchia, le due mani della scultura sembrano applaudirci per il risultato: intanto un ragazzo si è tolto la camicia azzurra, madida di sudore, ed è rimasto lì un buon quarto d'ora per riprendersi dalla fatica e anche per capire cosa fare.

Appena usciti dalla stazione, infatti, si scorge una serie di cartelli gialli, sporchi e con le scritte sbiadite. Indicano tutti a destra (ovvero verso il curvone di via Venini): Sant'Abbondio, San Carpoforo, Cattedrale, palazzo e torre del Broletto, San Giacomo e San Fedele, tutto di là, tutto in italiano. La nostra lingua - che, è bene ricordarlo, viene parlata, nel mondo, da noi e dai ticinesi - impera: chi volesse prendere un bus si ritrova a una fermata con un'unica scritta, «Spt Linea», che sarebbe comunque da aggiornare. Chi non avesse acquistato il biglietto in edicola o al bar potrebbe sempre munirsene al parchimetro. Basta saperlo perché, anche lì, è tutto scritto solo in italiano. Lì in mezzo ci sono anche i famosi totem turistici: a distanza di mesi nessuno ha poi acquistato gli spazi pubblicitari disponibili, in compenso una mano pietosa ha indicato con una freccia a pennarello sulla cartina il punto in cui si trova chi la guarda.

Lapalissiano, per un comasco, sicuramente no per uno straniero che si trova di fronte a due possibilità e deve andare a intuito. Un po' come per trovare quelle due cose che chiunque cerca quando viene qui: il centro storico (non un cartello) e il lago (nemmeno menzionato). L'unica speranza per arrivare sicuramente a destinazione è prendere un taxi. Una nota di merito: se non ce n'è nemmeno uno al posteggio ci sono, in bell'evidenza, i numeri per chiamarlo. C'è molto da fare, insomma, a San Giovanni.

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Eco di Bergamo Degrado in stazione