Domenica 01 Agosto 2010
Scarcerato sei mesi dopo
Libero il suocero di Arrighi

La Rosa, che in tutti questi mesi ha condiviso con il genero anche la detenzione, è tornato nella sua casa di Senna Comasco, sopra la pizzeria del figlio - peraltro riaperta da pochi giorni - dove ha potuto riabbracciare la moglie e tutti i familiari. Non ha avuto sconti, La Rosa: accusato di concorso in vilipendio, distruzione e occultamento di cadavere, si è visto respingere tre istanze di scarcerazione, avanzate la prima già pochi giorni dopo la convalida dell'arresto, le altre nel mese di giugno - quando il suo avvocato inoltrò una richiesta di attenuazione della misura, chiedendo che gli fossero concessi gli arresti domiciliari - e a inizio luglio, in questo caso anche con il parere favorevole della Procura della Repubblica. Non ci fu mai nulla da fare e La Rosa (sul cui destino pesava, e pesa, il primo impietoso pronunciamento del tribunale del riesame, che aveva definito la sua condotta «davvero mipressionante») in carcere aveva finito per ambientarsi, restando sempre vicino ad Arrighi e aspettando che decorressero i termini di legge. Da ieri è, a tutti gli effetti, un uomo libero, sia pure in attesa di processo. Non rischia poco perché, pur non avendo direttamente preso parte all'omicidio ed essendone stato informato dal genero solo a cose fatte, ricorpì comunque, secondo l'accusa, un ruolo chiave nella vicenda. Quando Arrighi lo chiamò, egli si prestò ad offrire la propria collaborazione senza tentare nulla per ricondurlo a più miti consigli, anzi: la Procura teorizza che gli sia rimasto accanto sempre, e che in fondo il suo livello di coinvolgimento sia sintetizzato nel cartello che proprio il suocero scrisse di suo pugno incollandolo a "presidio" del forno in cui bruciava il reperto più macabro di tutta questa macabra tragedia. E allora: all'epilogo non dovrebbe mancare molto. Arrighi potrebbe chiedere di essere interrogato (è accusato di omicidio premeditato, in pratica di avere attirato Giacomo Brambilla in una sorta di trappola preordinata) poi a settembre la procura chiederà il processo, che potrebbe essere celebrato già in autunno, con la formula del rito abbreviato. Emanuele La Rosa rischia una condanna grave: fino a sette anni di detenzione.
s.ferrari
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