Giallo della mandibola:
si scava nei misteri di viale Geno

Per spiegare il ritrovamento, la polizia ha cominciato a scartabellare tra i fascicoli intestati ai decessi per suicidio degli ultimi anni. E ha scoperto che sono tantissimi

COMO - C'è un nesso irrisolto tra viale Geno e la morte, tra la luce del lago, del cielo, delle case eleganti che in questi giorni bruciano al sole, e i fantasmi dei cadaveri che da qualche anno acque e montagne restituiscono con puntualità feroce, animali affamati di malinconia, amarezza, morte.
Per spiegare il ritrovamento della mandibola spuntata sabato di fronte alla Como nuoto, la polizia ha cominciato a scartabellare tra i fascicoli intestati ai decessi per suicidio degli ultimi anni. E ha scoperto che sono tantissimi: Adriano, Salvatore, Alberto, Raffaele... I loro nomi compongono un infinito elenco di corpi e di sangue, di volti prigionieri (sono davvero decine, negli ultimi vent'anni) di un'alchimia maledetta, quasi che questo tratto di litoranea eserciti un magnetismo furioso su chi sceglie di andarsene. Chiedersi oggi, legittimamente, a chi appartenga quello scampolo d'osso, significa riaprire botole, tante botole:quella, per esempio, in cui per qualche anno è rimasta custodita la storia di S., il cui corpo malandato riemerse da sotto la fontana del viale verso la fine del luglio del 1999 e per il cui riconoscimento ci volle un bel po' di tempo. A un dito portava una fede con una data, il 1963, e il nome di una donna, Delfina. Oquella di A., piccolo artista un po' bohémienne che amava realizzare opere d'arte povera utilizzando sassolini raccolti dal lago e che tre anni fa fu trovato accasciato sotto i giardini Ramelli, con un pugno di pietruzze strette tra le mani. E ancora quella di S., che di anni ne aveva 58 anni, che temeva di essere ammalato (chissà se poi lo era davvero) e che nel gelo di un febbraio lontano decise di buttarsi giù dalla rupe, schiantandosi e spegnendosi tra i cespugli sotto a via Torno. A chi appartiene quest'ultimo scampolo d'osso?Di chi sono i quattro denti chiari che secondo il medico della polizia potrebbero riportare a un soggetto non troppo anziano, quaranta, cinquant'anni al massimo?
La sola risposta plausibile arriverà, se arriverà, dagli archivi della procura o dagli esami dell'istituto di medicina legale di Milano:la sensazione è quella che la soluzione dell'enigma uscirà, se uscirà, da questo elenco di corpi, spesso ritrovati a distanza di mesi martoriati e maltrattati dal tempo.

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