Metalmeccanico, dopo la Flowlink
a rischio altri posti nel Canturino

Settimana prossima saranno messi i sigilli all'azienda, mentre i dipendenti proseguono con il presidio dinnanzi al cancello d'ingresso. Intanto, il sindacato lancia un nuovo allarme: "Ci saranno altri licenziamenti nel settore e nel Canturino si perderanno dai 25 ai 30 posti di lavoro"

SENNA COMASCO - In via Canturina Vecchia gli operai hanno appeso le tute alla ringhiera della Flowlink. Fallita. I metalmeccanici, dopo che alcune mogli hanno chiesto inutilmente i sei stipendi arretrati all'azienda, proseguono il presidio. Fino alla prossima settimana, quando il tribunale metterà i sigilli e nessuno potrà più entrare. Né il titolare Marco Dell'Oro, né i ventidue ex dipendenti. Ma la situazione crisi, nel Canturino, è esplosiva.
«E' come se un'altra Flowlink si ritrovasse a chiudere da qui a poche settimane - spiega Ettore Onano, sindacalista Fiom Cgil - perché, tra novembre e dicembre, con la fine degli ammortizzatori sociali, ci saranno altri licenziamenti nel settore. Si perderanno, nel Canturino, dai 25 ai 30 posti di lavoro».
Intanto la Flowlink. Il giudice Vito Febbraro, martedì mattina, ha dichiarato il fallimento. Quindici uomini in presidio da cinquanta giorni, durante le ore di un lavoro che non c'è più. Altri sette dentro l'azienda. Ovvero, cinque amministrativi a preparare le carte per il tribunale, e due operai ingaggiati da Milano. «Sono due lavoratori - dice Angelo Panzeri a nome di tutti - che percepiscono lo stipendio dalla loro cooperativa. Stanno realizzando un nastro di duecento metri da spedire in Argentina».
Gli ex Flowlink, intanto, vivono in alcuni casi sulle spalle dei genitori, senza risparmi. «Un nostro collega - prosegue Panzeri - si è rivolto ai servizi sociali e alla Caritas. Non ha più un soldo. Per tutti gli altri, la situazione è parecchio complicata».
Nessuna alternativa proposta dai vertici dell'azienda che produceva sistemi di movimentazione interna per le fabbriche. Raccolta quindi l'istanza fallimentare presentata da tredici (ex) dipendenti. «Fallita!! Ma non per colpa dei dipendenti», ricorda un nuovo striscione. «Per due anni, abbiamo creduto e lavorato - dice Panzeri - soltanto perché il titolare continuava a dirci che la ditta si sarebbe risollevata. Così non è stato. Ci sono stati diversi pignoramenti ai macchinari, per saldare fornitori e creditori. Ci vorrà del tempo, da parte nostra, per vedere una piccola parte di quanto ci spetta, con l'asta fallimentare».
Sui sei mesi non pagati, si scopre che anche le mogli si erano mosse. «Nelle scorse settimane, alcune mogli sono venute qui a reclamare quanto ci spetta - continua Panzeri - ma niente da fare. La situazione è tragica, soltanto uno di noi ha trovato lavoro».

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