Le facce di Harry Potter
le crea un comasco

Daniele Bigi è il costruttore dei volti dell'ultimo film del maghetto, nelle sale il 19 novembre, ed e' già' al lavoro per X-Men-First



Sta per arrivare nelle sale, l'uscita è prevista per il 19 novembre, la prima parte del settimo e ultimo episodio della saga creata dalla scrittrice inglese J. K. Rowling, Harry Potter e i doni della morte.
Dietro agli effetti speciali c'è anche Daniele Bigi, look developer e lead lightner comasco, da anni "emigrato" a Londra a lavorare in un grosso studio d'animazione, il Framestore CFC,  che dopo successi professionali ottenuti con Le Cronache di Narnia: il principe Caspian, Il principe di Persia e Wolfman, mette in archivio un altro importante progetto. «Il lavoro è stato molto stressante e sicuramente il più impegnativo della mia carriera - dice Bigi - abbiamo lavorato su 450 scene dove c'erano tantissimi "digital double", ovvero molti personaggi umani da ricreare. Rifare umani in digitale è di per sé un processo molto complesso e in questo caso all'inizio io mi sono occupato del look developer di quasi tutti i personaggi che erano più di dieci».
Il lavoro complessivamente è durato nove mesi. Un lavoro quello da fatto da Bigi e dal suo gruppo davvero meticoloso e rigoroso. «L'unica differenza rispetto a lavori precedenti come per esempio per Il Principe di Persia - continua Bigi - è il fatto di essere stato coinvolto fin dall'inizio come look developer e quindi di aver vissuto anche una fase molto interessante di testing per ricreare i volti e la pelle in digitale dei personaggi. Questo è avvenuto anche grazie allo sviluppo in studio di un nuovo "shader", uno strumento legato alla computer grafica 3D, che ci ha permesso di lavorare per questi obiettivi.
Abbiamo speso circa due mesi per sviluppare un nuovo tipo di materiale per simulare la pelle, lavorando con lo sviluppatore che si è occupato del codice di questo "shader", mentre io testavo sul personaggio digitale di Harry Potter questo nuovo algoritmo. Questo nuovo strumento fa parte dei software che abbiamo in studio e che verrà utilizzato anche in altri lavori futuri, probabilmente nel seguito di questa pellicola, la seconda e ultima parte, che è già in lavorazione con un altro team». È una realtà che il cinema in particolare, più che mai negli ultimi anni, con esempi come Avatar di James Cameron o Alice in Wonderland di Tim Burton, abbia decisamente puntato commercialmente sull'utilizzo del 3D.
«Rispetto agli anni Ottanta - continua Bigi - si è sviluppata una grande sinergia tra il cinema, ma anche la tv (per ora solo in Inghilterra con progetti di programmi stereoscopici), i videogames per spingere molto sul 3D. C'è stata un'evoluzione incredibile sia su come vengono girati gli elementi, su come vengono trattati in postproduzione, ma anche a come vengono riprogettati al cinema e da come vengono adattati dagli occhialini, che oggi si chiamo attivi, perché più precisi, dotati di un sensore che permette la fruizione dell'immagine in perfetta sincronia con entrambi gli occhi.
Oggi quella del 3D comunque è indubbiamente una tecnica migliore, non perfetta, più fluida e realistica rispetto al passato, anche se sicuramente ci sono ancora delle limitazioni per il cinema che sempre di più deve adattare il proprio linguaggio a questa formula».
Con la fine di questo primo episodio Daniele Bigi si stacca dal progetto Harry Potter per passare alla prossima sfida: il nuovo film della serie X-Men-First Class, ancora in lavorazione.
«Per il momento - conclude Bigi - con X-Men siamo proprio all'inizio del progetto, tanto che il girato ci arriva giorno per giorno, ma sono orgoglioso di far parte di questa nuova avventura».
Andrea Giordano

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