La Rai stoppa Sanremo
Bella Ciao, né Giovinezza

Colpo di spugna del Cda che cancella ogni possibilità di accettare la proposta di cantare la canzone della Liberazione e quella del Pnf al festival per i 150 anni dell'Unità d'Italia  

Alla fine ci ha messo una pezza il Cda della Rai con un bel no a Bella ciao e Giovinezza, da cantare a Sanremo per i 150 anni dell'Unità d'Italia, mentre Gianni Morandi si è nascosto dietro a un dito dicendo di non voler far politica. Che tristezza! Che tristezza inutile Morandi  che, forse per il senso di colpa di avere accettato l'ennesimo incarico teleministeriale, prende di peso Bella ciao per sbatterla sul palco dell'Ariston assieme alle altre canzonette in gara. Che tristezza le polemiche inutili in un'Italia dove tutti cantano e amano cantare, ma dove la conoscenza musicale è pari a zero, dove qualcuno vorrebbe un brano di Verdi - compositore simbolo dell'unità nazionale - come inno alternativo ma solo del Nord. Che tristezza estrema, infine, nel nome di una fraintesa par condicio, la controproposta di Giovinezza. Questa, chissà chi lo ricorda, prima di trasformarsi nell'inno ufficiale del PNF era un canto goliardico che, nel 2009, ha compiuto i cent'anni di vita. Il testo originale di Nino Oxilia naturalmente non nominava il fascismo e, anzi, in un verso recitava «Ma se il grido ci giungesse dei compagni non redenti, alla morte sorridenti il nemico ci vedrà». Tanti sostengono che «Bella ciao», invece, nasca come canto delle mondine anche se, per alcuni, le sue origini sarebbero più antiche, forse cinquecentesche. «Io canterei La libertà di Gaber», ha detto la vedova Ombretta Colli? Estremo caso di insipienza musicale: persino lei dimentica, o finge, che pure il signor G ha inciso Bella ciao: si trova in quasi tutte le raccolte di brani degli anni Sessanta. E se a Sanremo si cantassero i brani in gara e la tortura si limitasse a quello?
Alessio Brunialti

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