Pizzoccheri e polenta
per la dieta d'inverno

Ammesso anche il cotechino nella dieta lombarda del dottor Vanotti. C'è il pesce del lago di Como e la bresaola della Valtellina, la zucca che è un potente antitumorale. "Sono cibi che danno soddisfazione e requilibrano"

COMO I pesci del lago e i pizzoccheri della Valtellina, la polenta delle nostre parti e le castagne dei nostri boschi e perfino il cotechino: si possono mangiare. Anzi, si devono, pur con moderazione e ci si può addolcire con una fetta di torta, possibilmente non coperta da panna e cioccolato fuso. Sfatata da tempo l'idea che solo l'insalata scondita mantenga in forma, esaltata la dieta mediterranea, ora uno dei massimi esperti in nutrizione propone la dieta lombarda. Per dieta non s'intende regime alimentare da stecchetto, ma alimentazione sana, con prodotti nostri, anche per valorizzare le nostre produzioni, accompagnata da movimento adeguato. La dieta lombarda è stata messa a punto dal professor Alfredo Vanotti, docente universitario e responsabile del Servizio nutrizione clinica e dietetica della Asl. Già entusiasti tutti coloro che la stanno provando, tranne uno che s'è lamentato perché se l'è trovata sul computer in orari d'ufficio e gli è venuta un'acquolina da star male. Questo significa che noi abbiamo tante cose buone e che fanno bene, perché sono ricchi di vitamine, proteine, fibre, danno piacere e costruiscono l'organismo, danno energia e regolarizzano, come spiega Vanotti.  Descrive minutamente le proprietà degli alimenti e sorprende ad ogni passo: per esempio, i semi di zucca gialla contengono un aminoacido che paralizza la tenia e ne provoca il distacco intestinale? E la zucca gialla contiene carotenoidi efficaci per prevenire le forme tumorali, spiega ancora il professore. Inoltre, è calmante, rinfrescante, digestiva, lassativa e noi che l'avevamo negletta. Il pesce di lago, altrettanto e il professor Vanotti dettaglia, come spiega perché ha creato la “piramide lombarda”: in cima, gli alimenti da consumare occasionalmente, come gorgonzola, panettone, torrone; una volta al giorno, una fetta di torta paradiso; due volte, carne, pescato, uova e tra gli affettati, privilegiare la bresaola della Valtellina, ipocalorica, certo basta non mangiarne un chilo. Due- tre volte, latte e derivati: caprini, quartiroli, grana sono nostri. Quattro o cinque volte al giorno, la michetta, i pizzoccheri, i tortelli di zucca, il riso, la polenta, le patate, le castagne ( uno o l'altro, è evidente e ai pasti principali). Un classico: il risotto con il pesce persico non d'importazione. Cinque o sei volte al giorno, frutta e verdura: dalle cipolle di Brunate alle mele della Valtellina agli asparagi di Mezzegra. Ci sta il miele delle nostre api e ci sta l'olio del lago di Como. 
Il professore recupera vecchi proverbi, come: «Chi ha la salvia nell'orto, ha la salute nel corpo», per portare a riscoprire abitudini, gusti e sapori, in quanto è fondamentale, quando si mangia, soddisfare i sensi e non solo riempire il vuoto.
Maria Castelli

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