I ribelli salvano Bruni
E il voto slitta a lunedì

A mezzanotte il deciso cambio di rotta di tre Autonomisti (Pasquale Buono, Arturo Arcellaschi e Mario Pastore) che, bocciando l'oltranza, di fatto consentono al sindaco di restare in sella avendo altri quattro giorni di trattative e due per revocare tre assessori.

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Allo scoccare della mezzanotte a Palazzo Cernezzi il destino di Bruni, della sua giunta e del consiglio era ancora appeso al filo delle dichiarazioni di intenti e dei commenti, ma si è aperto uno spiraglio in extremis per salvare il sindaco e l'amministrazione che passa attraverso il taglio di tre assessori, come richiesto dagli Autonomisti liberali per Como. Una sorpresa clamorosa (visto il secco "no" opposto fino all'ultimo dal sindaco) che passa attraverso l'ipotesi altrettanto clamorosa sui nomi dei possibili epurati: la vicesindaco Ezia Molinari, gli assessori Enrico Cenetiempo e (udite udite) il "papà" delle grandi mostre Sergio Gaddi. E così il consiglio ha bocciato la richiesta di andare ad oltranza con 23 contrari e 18 favorevoli. Il motivo, apparentemente incomprensibile, sta nell'accordo dell'ultima ora con Pasquale Buono, Arturo Arcellaschi e Mario Pastore che, di fatto, hanno salvato il sindaco. Prima dell'inizio del consiglio il sindaco Stefano Bruni si è praticamente fatto firmare le dimissioni in bianco dagli assessori. A questi ultimi il primo cittadino ha chiesto di sottoscrivere un documento con cui gli davano fiducia e, nello stesso tempo, dichiaravano che la responsabilità per la situazione è collegiale, dicendo per questo di essere pronti ad accettare qualsiasi sua decisione. Tradotto: in caso di revoca nessun contenzioso. E i nomi che circolavano erano quello di Sergio Gaddi, Enrico Cenetiempo ed Ezia Molinari, ma il clima era davvero convulso. Per cercare di recuperare i voti dei dissidenti il sindaco, tramite i suoi emissari del Pdl (in primis il capogruppo Claudio Corengia e Veronica Airoldi), ha offerto loro praticamente di tutto e l'obiettivo della serata era uno soltanto: evitare il voto a ogni costo, in modo da poter tagliare gli assessori e cambiare tutto. E il voto sarà lunedì.
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