"Dio ci ha amato gratis"
Il monito del vescovo

«Siamo stati amati gratis. Solo quando ci decidiamo ad andare un po' in croce...solo quando usciamo dalla trappola del "dare-avere" ed entriamo nella comunione, nell'appartenenza a Cristo», ha detto Coletti nel giorno del cero.

COMO La forza della memoria ieri ha recuperato vicende che hanno segnato indelebilmente la storia di Como. Una sorta di miracolo, da un anno all'altro, precisamente da 65 anni, diventa infatti motivo di riconoscenza profonda legata al tempo della seconda guerra mondiale e all'imminente bombardamento aereo scongiurato grazie all'intervento divino, all'implorazione accorata della città al suo Crocifisso.
È stato ricordato ieri ancora una volta, dai fedeli radunati nella basilica di viale Varese per la tradizionale Giornata della Riconoscenza, quel solenne ringraziamento per la scampata tragedia celebrato in duomo il 17 giugno 1945 dal cardinal Schuster e divenuto nel tempo l'emblema di una gratitudine che da una generazione all'altra vede rinnovati i motivi per tornare ai piedi di quel Cristo Crocifisso, per affidare nuove ansie e problemi che travagliano la vita personale e quella sociale.
Ai primi banchi diverse autorità civili e militari - fra le quali il sindaco Stefano Bruni, il prefetto Michele Tortora, il procuratore della repubblica Alessandro Lodolini, il vice sindaco Ezia Molinari - hanno confermato la dimensione storica, civile oltre che religiosa, del rito: un cero consegnato dal vescovo Diego Coletti al priore della basilica padre Livio Balconi affiancato dal sindaco di Como, è stato deposto come simbolo di una fede che si rigenera continuamente di fronte al moltiplicarsi di doni e di grazie.
«Dalla gratuità nasce la nostra libertà, la libertà del cuore dalla schiavitù, dall'egoismo  e dall'avidità», ha suggerito il vescovo Coletti estendendo l'orizzonte della memoria fino alla contemplazione dell'evento che assimila ogni ricordo, ogni motivo di preghiera e ogni segno di misericordia.
La liturgia stessa ieri celebrava la festa di Cristo re dell'universo, conduceva al paradosso di una morte che origina la vita, di un sacrificio  che opera la resurrezione: «La nostra memoria carica dei nostri sacrosanti diritti, rischia di dimenticare il vero motivo della gratitudine: siamo stati amati gratis, in maniera straordinaria e sorprendente», ha ricordato il vescovo indicando il Crocifisso come l'icona stessa di un amore infinito e incondizionato, capace di medicare ogni ferita che brucia nelle vicende personali e collettive.
«Solo quando ci decidiamo ad andare un po' in croce...solo quando usciamo dalla trappola del "dare-avere" ed entriamo nella comunione, nell'appartenenza a Cristo, scopriamo il segreto della felicità, il vero segreto della vita».
Laura d'Incalci

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