Il cantiere è a rischio disastri
Siamo allo sbando, fermatelo

«Il cantiere delle paratie è allo sbando». A pensarla così sono sempre più persone e il fronte di chi chiede di fermare tutto prima che sia troppo tardi, di fare chiarezza una volta per tutte su tempi, costi e progetto, si ingrossa ogni giorno che passa.

COMO - «Il cantiere delle paratie è allo sbando». A pensarla così sono sempre più persone e il fronte di chi chiede di fermare tutto prima che sia troppo tardi, di fare chiarezza una volta per tutte su tempi, costi e progetto, si ingrossa ogni giorno che passa. A metà ottobre Antonello Passera, proprietario dell'albergo Terminus aveva lanciato l'affondo: «A questo punto bisogna stoppare i lavori tra piazza Cavour e Sant'Agostino. Teniamo la passeggiata attuale, sistemiamo la pavimentazione ma non allarghiamola. E abbandoniamo per sempre l'idea delle paratie. Il mio è un appello al buonsenso, non è più il tempo delle polemiche». Pochi giorni fa anche Mario Lucini, capogruppo del Pd e presidente della commissione urbanistica, ha detto: «Adesso si stanno acquisendo dati che avrebbero dovuto essere indispensabili prima dell'avvio dei lavori, indicati come necessari nella relazione geologica nel '93. È un progetto che viene continuamente modificato senza che ci sia più un progettista. Fermare un cantiere di queste dimensioni è molto problematico, ma mi sto sempre più convincendo che proseguire potrebbe portare disastri ancora peggiori».
Adesso gli architetti Pierangelo Sfardini e Darko Pandakovic, che hanno presentato nei mesi scorsi un esposto in procura dopo il disastro del muro, lanciano un ulteriore allarme: «Fin qui - denunciano - abbiamo visto incoerenza e un vuoto assoluto di gestione, ora bisogna cambiare obiettivi e mezzi di attuazione». I due fanno le tre domande cruciali al sindaco Stefano Bruni. Domande finora rimaste senza risposte certe: «Chi è il tecnico responsabile del progetto originario e delle successive varianti? Non parliamo del responsabile del procedimento (è Antonio Ferro, ndr) in Comune ma del tecnico che firma il progetto, su cui gravano le responsabilità civili e professionale»; «Qual è il quadro economico originario, quelli successivi e quello attuale?». E ancora: «Ogni progetto pubblico, per legge, deve essere accompagnato da un cronoprogramma. Quali sono i tempi di attuazione?».
I due architetti aggiungono: «Siamo di fronte a un'esercitazione, un esperimento che cambia in corso d'opera, c'è totale improvvisazione. Ora basta, stabiliamo un programma minimale che sia ragionevole e sicuro e chiudiamo al più presto la partita» perché, a loro dire, «siamo ancora in tempo, invertiamo la rotta adesso».Ma, per ripartire, i due non hanno dubbi: «Prendiamo atto che le cose stanno andando male: Fermiamoci. E poi ripartiamo con serietà, con una commissione di alto livello. All'insegna della trasparenza e della chiarezza, cosa che finora è totalmente mancata». Infine propongono di «rinunciare definitivamente a qualsiasi barriera idraulica meccanica, limitandosi al generale innalzamento di circa 60 centimetri della passeggiata in corrispondenza di piazza Cavour».
Michele Sada
Gisella Roncoroni

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