Croce rossa sì
ma dalla vergogna

«Lo sapevamo e per questo la Croce Rossa di Como si ribellò al Comitato Centrale di Roma. Ma c'è chi ha pagato e duramente quella ribellione»: è la reazione di tanti volontari e soci del nostro territorio agli sprechi e agli abusi della Croce Rossa nazionale documentati dalla trasmissione “Report” di domenica scorsa.

COMO «Lo sapevamo e per questo la Croce Rossa di Como si ribellò al Comitato Centrale di Roma. Ma c'è chi ha pagato e duramente quella ribellione»: è la reazione di tanti volontari e soci del nostro territorio agli sprechi e agli abusi della Croce Rossa nazionale documentati dalla trasmissione “Report” di domenica scorsa. Una reazione che va al di là dello sgomento e dello sconcerto: è un coltello che gira in una piaga sempre aperta, un giogo che si appesantisce nel cuore di 5.000 volontari e sostenitori, in 15 comitati locali, dal comitato cittadino a quello dei paesi dove la Croce Rossa è riferimento per il soccorso sanitario e sociale, motore di iniziative di solidarietà. È ancora commissariato, il Comitato provinciale e commissario è Matteo Fois, pure commissario Cri di Lipomo. «È vero - afferma Fois - lavoriamo molto e in silenzio, perché questo è il nostro stile e la nostra scelta. Ma ce l'abbiamo fatta, siamo autonomi da Roma. Un solo dato: abbiamo acquistato 35 nuove ambulanze, negli ultimi tempi, a servizio della gente che ha bisogno e le abbiamo acquistate grazie alla generosità e alla stima della popolazione e all'attività dei volontari». È in grado di presentare bilanci e rendiconti, ma soprattutto impegni e fatiche: loro non sono quelli che vanno ad Haiti con un tendone da 20.000 euro mai montato e uno chef di prima classe. Si pagano i 70 dipendenti, si sottopongono a corsi di formazione con moduli che non finiscono mai, lottano con la burocrazia e i volontari si pagano le divise.
Il “caso Como” era scoppiato due anni fa, quando il Comitato Centrale chiese un «contributo di solidarietà» ai comitati locali, per ripianare un debito la cui consistenza non venne mai resa nota, né com'era stato accumulato, visto che la Cri è ente pubblico e riceve fondi dal Governo. Allora, presidente era Anna Bassi, la prima presidente democraticamente eletta dopo anni di commissariamento. E l'ordine da Roma fu: «Pagate e tacete». Ma Anna Bassi non tacque e disse: «Prima vediamo i bilanci e il piano di risanamento. Poi, pagheremo» e fu battaglia. «Lo faccio per i volontari e per la gente», specificò Anna Bassi che, tra l'altro, era stata la prima presidente dell'amministrazione provinciale di Como. Dopo un lungo braccio di ferro, Anna Bassi, volontaria del soccorso per anni, fu cacciata per fax, commissariato il Comitato Provinciale e i Comitati locali, per bloccare ulteriori ritorsioni, pagarono il minimo, 5000 euro ciascuno e qualcuno pianse. «Io la mia battaglia l'ho fatta - dice ora Anna Bassi - sapevo di rischiare ed ho rischiato e vale sempre la pena difendere ciò in cui crediamo. Ma la Croce Rossa non è potere, è servizio e domenica, vedendo Report, ho pensato al servizio che stiamo svolgendo a Como e sul territorio. Il potere non appartiene a noi». Il commissario Fois manda un saluto alla signora Bassi e ricorda come si fecero coraggio e ricominciarono. Ora possono continuare a pensare a tanti bei progetti, nel nome della Croce Rossa universale.
Maria Castelli

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