Inverigo, la beffa della "Belt ts"
Azienda sana, ma a rischio in 65

A febbraio tutti i dipendenti dell'azienda potrebbero venire licenziati, nonostante il lavoro non manchi. Venerdì mattina è già in programma una manifestazione di fronte alla Prefettura di Como, per cercare di ottenere la riapertura della trattativa tra azienda e curatela

INVERIGO I segnali positivi dello scorso autunno rischiano di trasformarsi in terribile realtà in febbraio, quando tutti e 65 i lavoratori della Belt Ts potrebbero venire licenziati. Perché all'asta ci sono finiti i macchinari, mentre loro non sono contemplati. Ma, come hanno già dimostrato in estate, l'intenzione è fare il possibile per vendere cara la pelle, e per venerdì mattina è già in programma una manifestazione di fronte alla Prefettura di Como, dove i rappresentanti sindacali incontreranno il prefetto Michele Tortora per chiedergli di farsi garante per la riapertura di una trattativa tra azienda e curatela che possa permettere la prosecuzione dell'attività lavorativa e soprattutto il mantenimento dei posti di lavoro.
Già nei mesi scorsi il futuro della Belt Ts - ditta di Romanò che produce nastri trasportatori e rulli nata dalle ceneri della Cigo, messa in liquidazione un anno prima – era parso in pericolo, tanto che in luglio, di fronte all'ipotesi della chiusura e della sospensione dell'attività, gli operai occuparono la fabbrica di via Bressanella, restando in presidio permanente per giorni e andando a dimostrare anche fuori dal tribunale comasco per salvare l'attività. Battaglia che aveva visto far fronte comune lavoratori, parti sociali e amministratori locali, specialmente in virtù del fatto che Belt Ts è stata in grado, in un anno d'attività del ramo d'azienda affittato, di produrre utili. E ancora oggi, che si torna a minacciare di chiudere i battenti, il lavoro non manca, così come gli ordini e la possibilità di ampliare il numero di clienti.

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