"Altre aziende chiuderanno
 entro la fine dell'anno"

L'onda lunga della crisi non si ferma. Da tre a sei cessazioni di attività tra le aziende iscritte all'Api

Da un minimo di tre a un massimo di sei aziende iscritte all'Api comasca abbasseranno definitivamente la saracinesca a fine anno. A chiudere sono imprese del tessile, grafico e chimico, tutte sotto i trenta dipendenti ciascuna. Rappresentano la minoranza messa in ginocchio dalla crisi e costretta, dai conti che non tornano, più che dalla propria volontà, a prendere una decisione drastica. E, a saldo delle chiusure di fine anno, si aggiungono altre dieci aziende che hanno chiuso durante il 2010.
Ciò a fronte di un'altra situazione, questa volta positiva, che vede le industrie più strutturate dell'associazione alle prese con giorni di attività concitata, in cui i titolari sono costretti a contingentare a scaglioni i periodi di ferie per far fronte a nuovi e improvvisi ordini, un fenomeno tipico di questa ripresa a singhiozzo nella quale ancora non si vede un minimo di orizzonte. Ma anche questa è un'altra minoranza.
La stima generale, riferita dal direttore dell'Api comasca Gabriele Meroni, dice che ora, per le ferie di fine anno, «il 90% delle imprese iscritte chiuderà per due settimane e riprenderà il lavoro lunedì 10 gennaio».
Un periodo lungo, che può far pensare a un altro indicatore di malessere secondo il quale si usano le ferie per coprire periodi di inattività, con un'incognita sulla riapertura.
Ma Meroni assicura che non è così: «La stragrande maggioranza delle nostre aziende – dice – ha sempre chiuso per due settimane. E quest'anno si aggiunge il fatto che la struttura del calendario favorisce il periodo di ferie continuato, a bilanciamento degli scarsi "ponti", solo due, che ci aspettano nel 2011. I calendari ferie sono determinati da tempo e abbiamo solo pochi casi, che stiamo individuando, che dopo le vacanze di fine anno utilizzeranno gli ammortizzatori sociali».

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