Comaschi prigionieri
nel gelo di Londra

Prigionieri dell'inferno bianco. Non sull'Himalaya o in Groenlandia, ma nella "city" per antonomasia, Londra. Anzi, a sentire le testimonianze dei comaschi bloccati oltremanica non è poi neanche tanto bianco: più della neve, dicono, è stata la disorganizzazione a impedire il loro rientro a casa.

COMO Prigionieri dell'inferno bianco. Non sull'Himalaya o in Groenlandia, ma nella "city" per antonomasia, Londra. Anzi, a sentire le testimonianze dei comaschi bloccati oltremanica non è poi neanche tanto bianco: più della neve, dicono, è stata la disorganizzazione a impedire il loro rientro a casa.
Sono una dozzina i nostri concittadini costretti a bivaccare a Heathrow, il più importante aeroporto europeo, messo in ginocchio dal clima polare che ha investito la capitale inglese. E anche da una preoccupante sottovalutazione degli effetti del maltempo. Tant'è vero che ieri l'amministratore delegato della società che gestisce lo scalo, Colin Matthews, ha rinunciato al bonus di fine anno, dopo che gli hanno contestato di aver percepito nel 2010 oltre un milione di sterline, il doppio di quanto Baa ha speso in liquido anti-gelo e altre misure di prevenzione contro i rigori dell'inverno.
Dal coro delle proteste si leva anche una voce comasca, quella di Marialuisa Tolentino di Cernobbio. Mentre aspetta di poter rientrare in Italia, manda a <+G_CORSIVO>La Provincia<+G_TONDO> una mail il cui titolo è un programma: «Bloccati a Londra da 15 cm di neve». «Rabbia, frustrazione e indignazione hanno trasformato un piacevole weekend organizzato per festeggiare il compleanno di mia figlia, in una vacanza forzata di cui non si conosce la fine», ci scriveva la signora l'altro ieri sera, dopo aver saputo che anche il volo che lei e i suoi familiari avrebbero dovuto prendere ieri mattina 7.30 era stato cancellato. Lo stesso era successo per quello di domenica scorsa, su cui si sarebbero dovuti imbarcare originariamente. «E naturalmente - rimarca Marialuisa - lo abbiamo saputo perché abbiamo controllato il sito della British Airways: nessuno si è preso il disturbo di contattarci».  «È incredibile - aggiunge - che a Londra, dove il problema neve si ripresenta ogni anno, siano così mal organizzati».
La descrizione che la testimone comasca dà di Heathrow in queste ore fa pensare a tutto fuorché a uno scalo europeo di primaria importanza: «Sembra di essere in un campo profughi: bambini che piangono, persone rassegnate che dormono per terra in giacigli improvvisati. Polizia in assetto antisommossa, uffici, tutti, chiusi». «Mentre vi scrivo - conclude - mio marito è in aeroporto per cercare di trovare una soluzione: mi ha detto che ci hanno "riprotetto" sul volo del 26 dicembre. Follia pura!!!».
Mentre la «disorganizzazione britannica» rischia di scalzare nei proverbi il tradizionale «aplomb», la famiglia Tolettini, come gli altri comaschi prigionieri a Londra, fa tutto il possibile per non essere costretta a passare il Natale lontano da casa. E all'ora di pranzo vede la luce: «Mio marito - riferisce la signora al telefono da un taxi - ha trovato un volo che parte tra mezz'ora per Francoforte. Stiamo correndo all'aeroporto. Se tutto va bene, alle quattro di questo pomeriggio prenderemo un altro aereo che dalla Germania ci riporterà a Malpensa».
Di certo, per la figlia dodicenne dei signori Tolettini, quello londinese è stato un compleanno indimenticabile.
Pietro Berra

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