Cantù, Bearzot e Pertini
e la passione per la pipa

L'azienda Castello aveva realizzato le pipe utilizzate dal compianto ct della Nazionale campione del mondo. Fu realizzata anche una pipa speciale in occasione della vittoria. Gli aneddoti e i ricordi di Franco Coppo, che aveva incontrato Bearzot l'ultima volta una quindicina di anni fa.

L'unione tra l'uomo e il suo oggetto più distintivo, la pipa, è senz'altro di più lunga data. Ma non per questo il legame tra Enzo Bearzot e Cantù o, meglio, tra Enzo Bearzot e le pipe Castello, fu meno solido. L'ultimo contatto, una quindicina di anni fa. Fu allora che il compianto ct della nazionale di calcio, campione del mondo a Spagna '82, mandò a chiamare Franco Coppo, l'uomo della Pipa Castello. Il celebre laboratorio artigianale di sette persone in tutto, creato da Carlo Scotti nel 1947, sempre attivo in via Fossano, a Cantù, e stimatissimo nel mondo per la produzione d'alta classe di un articolo d'eccellenza. Il tecnico friulano, morto martedì a 83 anni, della Castello era un grande ammiratore.
«Mi dissero «c'è Bearzot, vuole salutarti» – ricorda oggi Franco Coppo, genero del fondatore Scotti – Lo incontrai in un locale sul lago di Alserio, il ristorante San Giocondo. In quell'occasione, c'era anche Fiorenzo Magni, il grande campione di ciclismo, e altre quattro o cinque persone. Bearzot mi conosceva personalmente per la bottega di pipe. Forse fumava anche altre marche, sicuramente era un fan della Castello. Ricordo che quella volta prendemmo il caffè insieme. Dopo il pasto, c'era allegria, brindammo. Come ricordo, volle regalarmi la sua pipa. In segno di riconoscenza, ricambiai con una cravatta, con la stampa di alcune pipe».
Coppo e Bearzot. Due gentiluomini legati dalla passione per la pipa. Un mondo a parte, rispetto ai fumatori di sigarette, ritenuti più compulsivi che riflessivi. «La pipa è un modo di essere – dice Coppo – c'è una storia che lega la Pipa Castello ai mondiali di calcio dell'82. Per l'occasione, prima che si disputasse il torneo, producemmo il modello 55: una pot semicurva, in tre esemplari. Uno lo tenni per me. Un altro fu dato a Bearzot. Il terzo, fu consegnato all'allora presidente della Repubblica Sandro Pertini. Bene: Pertini tenne proprio quella pipa durante la finale contro la Germania, al Bernabeu di Madrid. Lo si vede in un'immagine della tivù. Sono convinto che con un ingrandimento si possa vedere un rettangolo bianco e il nostro marchio». Vittoria per 3-1 dei nostri, l'urlo di Marco Tardelli dopo il secondo gol. E, come sostiene l'imprenditore, un gioiello made in Cantù ad assistere alla partita. «Quella pipa speciale – aggiunge Coppo – riproduceva il tricolore. Il vaso della pipa era rosso, la ghiera d'avorio, bianca, il bocchino verde. Facilissimo che durante il mondiale l'abbia fumata anche Bearzot». Il ct e il presidente più amato dagli italiani, in queste ore di ricordi, sono stati spesso accostati. «Ma, in realtà, sono profondamente diversi, almeno come fumatori di pipa – l'analisi di Coppo – Bearzot usava tenere la pipa spenta in mano, come un talismano. Spesso ci giocherellava. Non so se nelle riunioni ufficiali usava portare la pipa. Come uomo, Bearzot era schivo, non voleva imporsi agli altri. Anche il modo in cui usava la pipa ci racconta di quanto fosse silenzioso e, nello stesso tempo consapevole della sua forza. Per Pertini, invece, la pipa era un oggetto da sbandierare».

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