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Lunedì 10 Gennaio 2011
Shirin Ebadi: "Un mondo migliore
per le donne e chi è schiavo"
Come può una sola donna far sentire la sua voce a tutto il mondo? Shirin Ebadi, premio Nobel per la Pace nel 2003, da un anno e mezzo lo fa viaggiando e parlando di democrazia, diritti umani e libertà di espressione
Come può una sola donna far sentire la sua voce a tutto il mondo? Shirin Ebadi, premio Nobel per la Pace nel 2003, da un anno e mezzo lo fa viaggiando da un Paese all'altro, da una città all'altra, parlando di democrazia, diritti umani e libertà di espressione. Cose che nel suo Paese, l'Iran, vengono quotidianamente negate. La 63enne avvocato pacifista - prima donna musulmana a ricevere il prestigioso premio - ha trasformato la sua “condanna” in atto d'accusa, la sua credibilità internazionale in un “megafono”. Se il regime la ritiene, ingiustamente, colpevole di frode fiscale (per non aver denunciato i soldi del Nobel), lei ha scelto una condizione di “autoesilio” - uscita nel giugno 2009 per un convegno non è più rientrata - per denunciare i soprusi che in Iran subisce chi non è allineato. Qualche settimana fa era a Milano ospite del forum “Science for Peace” della Fondazione Veronesi, a parlare di donne e pace. Un suo ritratto fotografico è, anche, esposto in questi giorni alla mostra «Internet for Peace» in Triennale (viale Alemagna 6, ingr. lib. fino al 9 gennaio).
Signora Ebadi quanto è doloroso e faticoso stare lontano dal suo Paese e dai suoi cari?
Molto, mi piacerebbe poter tornare a casa. Credo sia un sentimento naturale. Lì sono nata e cresciuta e lì ci sono amici e parenti; mia sorella e mio marito cui il regime non concede il permesso di espatrio. Le mie due figlie, invece, vivono all'estero, ma riesco a vederle poco perché sono spesso in viaggio. Vado dove mi chiamano.
Se però tornasse in Iran verrebbe arrestata.
Non mi importa del carcere. Ma il fatto è che se venissi arrestata nessuno potrebbe più sentire la mia voce. Aver vinto il Nobel mi ha dato autorevolezza: quello che dico viene ascoltato. Attualmente, per le condizioni che ci sono in Iran, posso essere più utile al mio Paese restando lontana. Molti miei colleghi avvocati che ci vivono sono in carcere, da fuori parlo anche per loro.
È il caso di Nasrin Sotoudeh…
Sì, è una giovane collega, membro del centro che ho fondato a Teheran (uno studio legale che dal 1992 assiste gratuitamente attivisti e dissidenti, ndr). Nel 2008 ha vinto un premio a Merano per il suo impegno nella difesa dei diritti umani, da tre mesi si trova in carcere e ha fatto uno sciopero della fame per protesta contro condizioni dei carcerati.
Da fuori lei come si tiene informata su quello che accade in Iran?Usando Internet e il telefono. Uso linee telefoniche che il governo non può controllare perché altrimenti darebbero fastidio a chiunque venga scoperto ad avere rapporti con me. Anche gli Sms vengono intercettati.
Aung San Suu Kyi, Sakineh Mohammadi Ashtiani, Íngrid Betancourt. Gli uomini hanno ruoli di potere ma, da una parte all'altra del mondo, sono le donne a muovere l'opinione pubblica. Che ne pensa?
Sì, in molti casi è così. Ma anche gli uomini possono fare la loro parte per cambiare l'opinione pubblica. Non possiamo negare il ruolo di Liu Xiaobo (intellettuale e scrittore cinese Nobel per la Pace nel 2010, ndr) e quello del Dalai lama per informare sulle violazioni dei diritti umani in Cina.
Lei è ottimista rispetto al futuro?
Se pensiamo a come era il mondo solo cento anni fa, è chiaro che è migliorato. Un secolo fa le persone erano comprate e vendute, c'era schiavitù, le donne non contavano nulla. Siamo tutti sulla stessa nave e stiamo navigando verso una grande civiltà. Di recente mi hanno invitato a Hiroshima, il tema del convegno era il mondo senza la bomba nucleare. Sessant'anni fa era impensabile: nel mondo si gareggiava per avere l'atomica, la bomba era una manifestazione della forza politica di un Paese, nessuno parlava di disarmo.
C'è un'azione concreta che tutti possono mettere in pratica per rendere il mondo un posto migliore?
Basterebbe migliorare se stessi. Alcuni aspettano che sia il mondo a cambiare, non è giusto, tutto comincia da noi: diminuiamo il nostro egoismo.
Nella situazione personale che sta vivendo prevalgono più sentimenti di paura o di rabbia?
Nessuno dei due. Il sentimento che prevale in me è l'amore, un atteggiamento positivo verso gli altri. A esempio amo i bambini. Per strada davanti al pianto di un bimbo povero e impotente non riesco a restare indifferente, mi fa stare male. Per aiutarli ho anche creato una associazione.
Lei è stata tra le prime donne ad aver ricoperto la carica di giudice nel suo Paese.
Sì. Mio padre era docente di giurisprudenza, molti miei parenti erano giudici. Non ho mai avuto dubbi sulle mie scelte e se tornassi indietro le rifarei. Nel mio Paese le donne sono molto istruite e attive; al mio corso c'erano trenta ragazze.
Nel 1979 con l'avvento della Rivoluzione Islamica lei è stata rimossa dalla sua carica perché donna.
La Rivoluzione Iraniana è stata un terremoto politico per il Medio Oriente. La radice di molti cambiamenti avvenuti dopo è proprio lì: il partito Hezbollah in Libano che in pochi anni è diventata una pedina politica importante; il rafforzarsi di Hamas in Palestina, la guerra dell'Iraq all'Iran, l'Afghanistan occupato dall'Unione Sovietica e i talebani creati dall'America…
Severino Colombo
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