Dongo, spari dopo le botte:
"Ma certi sistemi qui non funzionano"

E' esterrefatto  Roberto Libera, consigliere comunale di minoranza abituato agli scontri verbali accesi dopo la battaglia condotta contro la precedente amministrazione e il segretario allora in carica, Gennaro Borrelli: «Le lotte politiche sono una cosa, le intimidazioni di stampo mafioso ben altra".

DONGO – Prima l'agguato all'assessore Massimo Granzella e ora, a distanza di un mese e mezzo, i colpi di fucile sparati contro la casa del sindaco Mauro Robba. C'è un collegamento fra i due episodi? C'entra l'incarico pubblico che rivestono le due persone prese di mira? Dongo si interroga, ma prima ancora condanna dei gesti indubbiamente gravi, a prescindere dal movente. E' esterrefatto anche Roberto Libera, consigliere comunale di minoranza abituato agli scontri verbali accesi dopo la battaglia condotta contro la precedente amministrazione e il segretario allora in carica, Gennaro Borrelli: «Le lotte politiche sono una cosa, le intimidazioni di stampo mafioso ben altra. Dopo il vile agguato a Granzella poteva sussistere qualche dubbio sul movente, ma ciò  che è accaduto venerdì notte, a mio avviso, l'ha fugato. Gli autori - ormai è certo - hanno voluto inviare un messaggio ben chiaro a chi sta amministrando in maniera corretta e produttiva. Lo dico da esponente della minoranza, perché a me piace giudicare le situazioni in maniera obiettiva. A qualcuno, evidentemente, non sta bene che l'amministrazione ottenga risultati spendendo il minimio necessario. Dinanzi a intimidazioni così vigliacche viene voglia di dimettersi e abbandonare tutto, anche perché, a questo punto, c'è da chiedersi a chi toccherà la prossima volta». Una decina d'anni all'ex sindaco Moreno Carboni e ai suoi stretti collaboratori, fra cui lo stesso Mauro Robba, venne indirizzata una busta con dei proiettili, ma l'episodio non ebbe alcun seguito: «Non demmo molto peso alla cosa e in breve tempi tutti se ne dimenticarono. Non c'è paragone con quanto accaduto ora, soprattutto in riferimento all'agguato subito da Granzella - commenta Carboni, ora consigliere di  minoranza - . Se di atti mafiosi si tratta, non fanno comunque parte del dna di Dongo e dell'Alto Lario e gli autori, di conseguenza, non troveranno terreno fertile".

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