Stangata sul bollo auto
per 22mila comaschi

Bollo auto: la Regione passa alla cassa. A tutti i comaschi che non hanno pagato la tassa regionale sulla proprietà automobilistica negli anni 2004, 2005 e 2006, attraverso Equitalia-Esatri, l'ufficio regionale dei tributi sta recapitando in queste settimane le cartelle esattoriali.

COMO Bollo auto: la Regione passa alla cassa. A tutti i comaschi che non hanno pagato la tassa regionale sulla proprietà automobilistica negli anni 2004, 2005 e 2006, attraverso Equitalia-Esatri, l'ufficio regionale dei tributi sta recapitando in queste settimane le cartelle esattoriali. Numeri consistenti: sono 43.814, infatti, le posizioni debitorie nella nostra provincia riferite al triennio considerato. Già 22.546 le cartelle recapitate per saldare il «conticino» sospeso e se fossero anche solo 200 euro a testa, è un bel malloppo che alimenta le entrate regionali, quasi 8,8 milioni di euro se rispondessero tutti i richiamati al dovere.
Il bollo auto, secondo statistiche di società specializzate, è tra «le tasse più odiose» per i cittadini, ma resterà uno dei fondamenti del federalismo fiscale, cioè delle entrate autonome delle Regioni, tant'è che giunte regionali di centrodestra, come la Lombardia, ma anche giunte di centrosinistra, come la Toscana, hanno avviato maxi campagne di recupero, prima di tutto per questioni di giustizia verso chi paga. E un bene universale come l'automobile non può certo sfuggire all'imposizione fiscale: in provincia di Como, il parco veicoli conta su circa 350.000 automobili, oltre a 100.000 autocarri merci, moto e trattori. E' dunque una considerevole fonte di gettito fiscale e il primo ad aver sentore dell'ondata di ingiunzioni sul nostro territorio è il Codacons, l'associazione dei consumatori coordinata da Mauro Antonelli.
«Ai nostri uffici, finora, si sono rivolti alcuni automobilisti che hanno ricevuto le cartelle esattoriali sugli arretrati del bollo auto – afferma Antonelli – sono stati presi un po' alla sprovvista.Non è esclusa la buona fede, all'origine, nei mancati pagamenti. E quando hanno ricevuto l'avviso bonario, negli anni scorsi, non se ne sono curati, non vi hanno prestato attenzione e adesso devono provvedere a pagare, non hanno più scampo». Cartelle pazze? «Tocca al cittadino provarlo. Purtroppo, è invertito l'onore della prova – spiega Antonelli – non è l'ente che emette l'ingiunzione a dover dimostrare ciò che chiede, ma il destinatario della richiesta deve portare la documentazione del caso. Per questo, noi raccomandiamo di conservare sempre tutto, ricevute, tagliandi, scontrini per dieci anni». La burocrazia ha la memoria di un elefante, ma sul 2004, non ricorrono i termini di prescrizione? «L'avviso bonario ha interrotto i termini – conclude Antonelli – e quindi non scatta alcuna prescrizione». Una chiamata senza appello.
«Sto proprio seguendo casi di persone raggiunte da cartelle esattoriali per vecchie sanzioni amministrative», è l'esperienza dell'avvocato Piermario Vimercati, incappato in una coda ad uno sportello di Equitalia-Esatri. «I debiti si pagano – rimarca l'avvocato – io sono il primo a sostenerlo. Ma il problema è l'interlocutore: è un cervellone centrale, nel caso in questione si trova a Bari, perciò quando l'utente chiede di intervenire su una procedura, per annullare una cartella sicuramente pazza, perché doppia, per esempio, i funzionari, pur gentilissimi, spalancano le braccia: decide il computer, dicono».
E dunque? Dunque, il primo problema, a volte, consiste nel farsi rispondere dal centralino dell'ufficio competente. «Il secondo – continua il legale – è far comunicare gli enti tra loro: ad un mio cliente, un Comune ha annullato una multa per divieto di sosta, prescritta a tutti gli effetti, ma il cervellone dell'Esattoria si rifiutava di prenderne atto. Con una persona fisica, tutto questo non sarebbe successo».
Maria Castelli

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