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Mercoledì 09 Febbraio 2011
Nini Binda e il Como
"La città è fredda"
"Sognavo di avvicinare il Como ai comaschi, intesi come istituzioni e imprenditori. E di risolvere il problema dello stadio, che per me è alla base di tutto. Invece, nulla".
-Dopo due anni nel Calcio Como con il 2%, ha lasciato. Perché?
"Perché i due obiettivi per cui ero venuto, non sono stati centrati".
-Quali erano?
"Sognavo di avvicinare il Como ai comaschi, intesi come istituzioni e imprenditori. E di risolvere il problema dello stadio, che per me è alla base di tutto. Invece, nulla".
Perché non ha funzionato?
"I comaschi sono difficili. E lo dice un comasco da generazioni. Sa cosa mi dicevano?".
- No.
"Finché ci sono "quei due", non ci avviciniamo. Nel senso di Di Bari e Rivetti. Più il primo, che il secondo".
- Cosa pensa di loro due?
"Di Bari è un grande conoscitore di calcio. Davvero. Un dirigente capace. Rivetti cerca di essere l'anima locale. Secondo me, vista anche la situazione e le alternative, Como calcistica se li deve tenere stretti".
- La squadra però non funziona.
"Primo: perché è fatta al risparmio. Secondo, perché l'hanno data a un tecnico debuttante. Che, per carità, deve fare esperienza. Ci fosse un tecnico esperto, il Como sarebbe nei play off".
- Booooom.
"La squadra è forte, almeno secondo me".
- Torniamo ai rapporti con Como. Cosa tiene i comaschi lontano dalla squadra?
"C'è indifferenza, inutile negarlo. Per la Como che conta, se gli azzurri non giocassero tre domeniche, nessuno se ne accorgerebbe. Un figlio sopportato".
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