Germinale story
Dall'Inter al Como

Due gol al Lumezzane: non segnava da quasi due anni in campionato. L'ultima rete l'aveva segnata ai play off dell'anno scorso contro il Varese. Conosciamo meglio il uovo centravanti del Como

Domenico Germinale e una doppietta da raccontare. Due gol al Lumezzane: non segnava da quasi due anni in campionato. L'ultima rete l'aveva segnata ai play off dell'anno scorso contro il Varese, mentre in campionato bisogna andare più indietro, al 2008/2009. Nove reti per Germinale in C1 al Foggia, la sua stagione migliore. Dopo l'esordio in A con l'Inter contro il Cagliari il 14 maggio 2006, Germinale ha poi giocato nel Pizzighettone, nella Torres e nel Cittadella. Poi Foggia e Benevento, con l'opportunità di rilanciarsi a 23 anni nel Como, in prestito dalla formazione campana.
- Bello segnare dopo tanto tempo, vero?
«Al di là dei gol belli, per un attaccante fare gol è importantissimo, è il nostro lavoro. Però l'importante è sempre la squadra: abbiamo vinto, ora pensiamo a domenica, alla sfida salvezza con il Sudtirol».
- Però quasi due anni senza far gol in campionato sono tanti…
«Non voglio trovare giustificazioni. Se non segnavo da così tanto tempo il problema era solo mio. Diciamo che a volte spreco troppe energie, dovrei imparare a stare un po' più vicino alla porta. Anche domenica comunque non ho pensato al gol, per fortuna poi è arrivato».
- I due gol di domenica sono da attaccante d'area. E' lì che dovresti giocare?
«Per la mia struttura fisica, dovrei stare di più in area, aspettare cross e palle sporche e creare spazi. Di sicuro non ho piedi buonissimi, non sono il giocatore che prende il pallone a centrocampo e arriva in porta».
- Differenze tra i due gironi di Prima divisione?
«Tante. Al sud c'è sempre un derby, c'è molta più emozione. Gli stadi sono piccoli ma sempre pieni: una tensione certe volte.... Nel girone A c'è più tattica, si gioca un calcio più intelligente. A livello di giocatori e di qualità, però, non c'è molta differenza».
- Come spieghi certi “flop” di squadre che hanno fatto un mercato importante?
«In Prima divisione è così. Anche Benevento e Taranto sono anni che spendono ma sono sempre lì. In questa categoria i soldi servono ma non bastano: occorrono idee e costanza. Gli esempi sono Gubbio e Nocerina, prime grazie a una programmazione intelligente e alla fiducia che hanno dato a giocatori “affamati”».
- Parliamo dell'Inter. Com'è stato il tuo esordio in serie A?
«Finale del campionato 2005/06. L'Inter gioca a Cagliari e mi ritrovo in panchina al posto di Martins. Mancini ha fatto giocare un po' me, un po' un altro giovane, Aloe. E' l'anno dello scudetto revocato alla Juve e assegnato all'Inter. Quindi ho vinto anche io uno scudetto!».

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