Villa Guardia: al santuario
nuovi eventi misteriosi

Acqua dal marmo scuro dell'altare a Maccio. Se alle esperienze religiose particolarmente intense che hanno coinvolto in prima persona il maestro del coro Gioacchino Genovese, occorreva anche un segno tangibile, ecco che, secondo il parroco, è arrivato

VILLA GUARDIA Acqua dal marmo scuro dell'altare del santuario di Maccio. Se alle esperienze religiose particolarmente intense che avvengono a Maccio e che hanno coinvolto in prima persona il maestro del coro Gioacchino Genovese, occorreva anche un segno tangibile, ecco che secondo il parroco è arrivato: la presenza di acqua su due lati del parallelepipedo che costituisce la parte superiore dell'altare è stata appurata dalla polizia scientifica. I Ris di Parma, interpellati dalla diocesi di Como hanno fornito i risultati dell'analisi: si tratta di acqua, niente di più, niente di meno, non c'è traccia di altro agente chimico.
«Ci siamo accorti che il marmo trasudava acqua, tanto che se lo si toccava ci si bagnava le mani, a fine ottobre 2009, durante la novena che precede la festa dei Santi - spiega don Luigi Savoldelli, parroco di Maccio dal 1996 e dal 27 novembre scorso rettore del santuario diocesano - l'evento si è manifestato più volte, sempre durante i momenti di preghiera, al termine dei quali la pietra ritornava nel suo solito stato, apparentemente asciutta. Non si tratta di un episodio solo ma di molti che sono stati documentati e su cui sono state fatte delle verifiche. In quei momenti di particolare intensità religiosa con Gioacchino Genovese abbiamo notato la presenza dell'acqua sull'altare. È un segno, la Misericordia è come un fiume d'acqua».
L'invito ai fedeli di don Luigi Savoldelli e del vicario, don Rossano Quercini, è stato quello di avvicinarsi all'altare, baciarlo e osservare i segni che l'acqua ha lasciato nel marmo. La gente che sempre affolla il santuario diocesano della Santissima Trinità Misericordia, ieri, nella domenica in cui il vangelo proponeva il racconto della donna al pozzo di Giacobbe si raccoglie in fila e sale numerosa all'altare.
L'altare del santuario ha una forma molto semplice: due parallelepipedi di marmo, quello alla base chiaro e quello che compone la tavola della mensa eucaristica scuro, pesa circa due tonnellate ed è stato posto in chiesa a seguito dei lavori di ristrutturazione e rifacimento dell'intero pavimento confluiti con il rito della benedizione dell'altare presieduto dal vescovo Alessandro Maggiolini il 31 maggio 1992.
«Ho chiesto all'impresa che ha costruito il nostro altare, la Bernasconi di Como, se a distanza di quasi vent'anni potesse uscire dell'acqua – racconta don Luigi – mi è stato riferito che è praticamente impossibile, a maggior ragione del fatto che l'altare non è situato all'aperto e quindi non è esposto alle intemperie. Quell'acqua di cui abbiamo notizia è un altro segno della grazia di Dio in questa chiesa».
L'acqua c'è e senza una fonte nel sottosuolo dell'altare. L'altare della chiesa di Maccio è stato voluto da don Enrico Verga, parroco a Maccio dal 1974 al 1996, a completamento della ristrutturazione della chiesa divenuta poi santuario. Nel progetto era previsto un canale di acqua corrente che, partendo dall'altare stesso, avrebbe attraversato tutta la navata principale. Il canale non venne realizzato per problemi di natura tecnica ed economica, al suo posto un nastro di rame dall'altare percorre tutta la chiesa. E don Savoldelli annuncia: «Quando potremo risistemare il piazzale della chiesa, prolungheremo il nastro di rame sino a congiungerlo con una fontana esterna».

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