Accoglienza ai profughi:
ora Capiago è divisa

Apparsi lunedì striscioni di protesta, mentre la Lega è arrivata a quota 600 nella raccolta firme per il "no" - Parrocchia e volontariato invece dimostrano disponibilità e don Fornera nell'omelia di domenica dice: "Ospitalità intelligente. Siamo pronti alla solidarietà"

CAPIAGO INTIMIANO «Sono troppi per un paese così piccolo. Il sindaco lotti per noi». «No ai profughi! Vogliamo vivere tranquilli». Così i due striscioni affissi ieri mattina su una cancellata di corso Ariberto, proprio di fronte a via del Carroccio, dove potrebbero trovare alloggio 150 profughi dalla Libia. Fa discutere ogni giorno l'ipotesi - per il momento, l'unica in tutta la provincia di Como, secondo la ricognizione sul territorio del prefetto Michele Tortora - di un centro di accoglienza nella ex caserma della guardia di finanza, oggi di proprietà del demanio. Nessuno vuole accennare a contrapposizioni. Ma il paese si ritrova diviso. La Lega Nord continua a raccogliere firme per dichiarare l'inopportunità della sede. Le parrocchie e le associazioni hanno viceversa creato un gruppo per discutere di una possibile ospitalità. Per riflettere. E per non avere pregiudizi. E' stato il portavoce del coordinamento a segnalare alla polizia locale gli striscioni, anonimi e abusivi. Poche ore dopo, i due lenzuoli sono stati rimossi.
Tutto questo, avviene all'indomani dei due banchetti - la domenica prima se ne contava uno solo - organizzati dalla Lega Nord, per una petizione sinora arrivata vicina alle 600 firme. «Non siamo stati noi della Lega a mettere gli striscioni - la risposta a domanda diretta di Ivano Bianchi, consigliere del Carroccio in minoranza con la lista «Vivere» - ma i cittadini sono sempre più stanchi all'idea di un centro di accoglienza nella ex caserma». Bianchi è anche consigliere provinciale. Ha preparato un ordine del giorno, per chiedere a breve alla Provincia di «dichiarare non idonea all'accoglienza dei profughi la struttura della ex caserma della guardia di finanza». I motivi sono quelli già noti, per chi si oppone alla segnalazione firmata dalla prefettura e inviata al ministero degli Interni. Il valore storico dell'edificio, le perplessità sulla sicurezza esposte dai sindaci del Canturino. Con una precisazione: «Non è in alcun modo messa in discussione la necessità e la nostra disponibilità a provvedere all'accoglienza di profughi, rifugiati e persone comunque in fuga da paesi in guerra».
Una frase, quella inserita da Bianchi, che forse vorrebbe spegnere sul nascere le impressioni di una chiusura più che netta, evidenziate dal gruppo dei «parliamone». In questi giorni, un gruppo di persone - circa una cinquantina - in disaccordo con le posizioni più marcate, hanno elencato una serie di motivi per non avere pregiudizi nei confronti dei profughi. Il portavoce del movimento - parrocchie e associazioni di volontariato - è individuabile in Luca Giovanni Frigerio. «Dopo aver ricevuto diverse segnalazioni, ho contattato la polizia locale per far controllare la regolarità degli striscioni - dice Frigerio - Non siamo contro nessuno. Vogliamo organizzare una serie di incontri, aperti anche ai comuni limitrofi, perché ognuno possa formarsi un'opinione. Non si può essere contrari, a prescindere, alla solidarietà».
Presto, anche la giunta di Capiago Intimiano - il sindaco Carlo Andrea Frigerio si era detto disponibile ad accogliere cinque profughi, negli immobili non del demanio ma del comune - incontrerà le parrocchie e le associazioni. Per una serata di pensieri e confronti.

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