"Io, Pietro Vierchowod
mi candido sindaco di Como"

L'ex calciatore cresciuto a Como annuncia la sua candidatura a sindaco: voglio tornare alla città che ho conosciuto 34 anni fa

Dunque, ricapitoliamo. Nome: Pietro Vierchowod. Soprannome: zar. Segni particolari: campione del mondo. Professione attuale: opinionista. Professione passata: calciatore. Professione futura: sindaco di Como...
No, non corriamo. È prematuro parlare di questa cosa.
D'accordo che lei è stato uno dei più forti stopper che la storia del calcio ricordi, ma non si chiuda subito in difesa.
Ho dato la mia disponibilità a impegnarmi, è vero. Ma prima devo trovare le persone giuste con cui scendere in campo. Raccogliere coloro che condividono le mie idee.
Ecco, le idee. Ci elenca quali sono le priorità su cui lei vorrebbe impegnarsi?
No, è presto. Non c'è fretta: prima voglio cercare persone che vogliano mettersi in gioco.
Sì, ma su quali basi? Così sembra quasi che non vi siano progetti chiari.
Le idee sono chiare, eccome. Ma è bene trovare le persone con cui condividerle.
Insomma, prima il chi e poi il cosa. Ma lei le persone giuste le cerca al di fuori dei partiti?
Vediamo… vediamo. Questa città ha dei problemi e servono persone intelligenti per risolverli.
Appunto: i problemi della città. Sono loro ad averla convinta a scendere in campo?
Io sono arrivato a Como 34 anni fa e questa mi sembrava la più bella città della Lombardia. Dopo 34 anni non ho più quella sensazione, vuol dire che qualcosa è peggiorato. Ecco, io vorrei ritrovare quello spirito che mi ha lasciato a bocca aperta quando ho messo piede qui per la prima volta.
A bocca aperta come l'imprenditrice americana che ha bocciato Como perché l'ha trovata sporca e disordinata?
No, 34 anni fa la mia meraviglia era assolutamente positiva. Ora non è più così, e anche quella imprenditrice evidentemente si aspettava qualcosa di diverso.
Stadio, strade, traffico... da dove partiamo?
Lo stadio non è una priorità. Voglio dire: è sicuramente importante, ma c'è dell'altro prima. Anche il traffico è sicuramente un problema, io al mattino presto devo portare i bambini a scuola e il problema lo conosco molto bene. E certo anche le strade non sono il massimo, anzi. Ma non è questo il punto.
E allora qual è il punto, scusi?
Riuscire a dare la giusta dimensione a questa città. Restituire a chi ci vive i fasti di 34 anni fa.
Sembra quasi un progetto filosofico...
No, no: niente filosofia. Parlo di cose concrete. Come è stato fatto altre città. Noi, in Lombardia, siamo quelli rimasti più indietro di tutti. Prenda Bergamo, o Brescia: qualcosa loro hanno fatto, non sono stati fermi. È ciò che provo da cittadino vedendo questa situazione ad avermi spinto a dire: ok, io ci sono.
Sicuramente avrà tastato un po' il terreno, prima... insomma: avrà parlato con qualcuno del suo progetto.
Certo, ho parlato delle mie idee con delle persone.
Immagino sia inutile chiedere chi. Qualche indizio?
Posso dire che c'è bisogno di persone intelligenti, che abbiano a cuore le sorti della città, che vogliano fare, ma fare le cose più semplici, che poi sono quelle che tutti quanti chiedono vengano fatte.
Perdoni lo scontato paragone calcistico: senza una squadra, traduco il suo concetto, non si vince.
Penso che se si riesce a trovare la squadra giusta, allora si può anche far parte di un gruppo eterogeneo. L'importante è lavorare sui progetti.
Un'ultima domanda. Da sindaco, lei le paratie le avrebbe fatte?
Non penso fossero prioritarie. Alla città serviva e serve altro, prima.
Paolo Moretti

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