Bregnano, la 'ndrangheta
uccide a colpi di piccone

I particolari dell'esecuzione avvenuta nella primavera di due anni fa al maneggio di Bregnano, rivelati all'antimafia da un nuovo pentito di Inverigo

BREGNANO Lo hanno seppellito nella calce, in una buca scavata nel capannone dietro al maneggio di via Carcano, Antonio Tedesco. Quindi, dopo pochi mesi, hanno trasportato i resti nel cimitero della 'ndrangheta, in un campo a Bernate Ticino. A raccontare agli inquirenti l'esecuzione in pieno stile mafioso è Antonino Belnome, 39enne residente - prima dell'arresto dello scorso anno - in via Delle Fontanelle a Inverigo. La vittima è il 47enne Antonio Tedesco, attirato il 27 aprile 2009 nel maneggio La Masseria di Salvatore Di Noto con un tranello e lì ucciso.
Convinto di poter diventare "picciotto d'onore", infatti, Tedesco si presenta all'appuntamento fissato dai suoi killer. Al maneggio di Bregnano, viene accolto Salvatore Di Noto. Nel capannone teatro del delitto ci sono Sergio Sestito, Maurizio Napoli e Antonio Carnevale. «Erano disposti a semicerchio - racconta Belnome agli inquirenti - per inscenare l'affiliazione». Tedesco non fa a tempo a entrare quando Di Noto, stando al racconto del pentito, estrae una pistola a tamburo e gli spara alle spalle. «Poi è stato finito a colpi di piccone, per evitare altri spari». Il corpo viene spogliato. I vestiti bruciati. «Di Noto aveva scavato una buca nel capannone sito nel maneggio: il corpo è stato gettato nella calce, per favorire il processo di decomposizione». Dopo qualche tempo i resti della vittima vengono spostati a Bernate Ticino. E ritrovati il 18 ottobre dello scorso anno.

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