Cucciago ha dato l'addio
a Giancarlo Pedroncelli

Celebrati i funerali dell'ex primo cittadino, morto all'alba della domenica di Pasqua a 73 anni. Con lui un pezzo di paese se n'è andato per sempre. Il sindaco: "A noi lasci una meravigliosa eredità". Padre Vigorelli: "Risorgerà nella misura in cui la nostra memoria lo ricorderà"

CUCCIAGO - Il gonfalone a fianco del pulpito, il tricolore listato a lutto, le bandiere dell'Acli a due passi dalla bara, dove Giancarlo Pedroncelli - sindaco dal 1975 al 2004, nonché riferimento decennale per tanti lavoratori frontalieri - riposa avvolto nella bandiera del comune di Cucciago. Con i funerali di martedì, un pezzo di paese se n'è andato per sempre. «Giancarlo risorgerà nella misura - un passaggio dell'omelia di padre Alberto Vigorelli - in cui la nostra memoria lo ricorderà». Per ora, il vuoto lasciato dalla scomparsa dell'ex primo cittadino, morto all'alba della domenica di Pasqua, a 73 anni.
Alle esequie, i concittadini ma anche tantissimi volti del volontariato, della politica, dell'associazionismo, arrivati da tutta la provincia. Affollatissima la parrocchiale, incapace di contenere la folla. Funerali istituzionali solo nella forma. Impossibile nascondere il dolore per il sindaco Luciano Frigerio, i consiglieri e gli assessori. Gli amici di sempre: quelli di Alleanza Popolare, la lista civica fondata dallo stesso Pedroncelli, che da allora amministra Cucciago. Per volontà dell'ex sindaco, la messa è stata celebrata da padre Alberto Vigorelli, riferimento spirituale degli Scout locali.
«I laici cristiani sono quelli che si buttano a capofitto al servizio dell'umanità. Nessuno è santo, nessuno è perfetto - le parole di padre Alberto - ma il progetto di vita di Giancarlo era proprio quello di servire l'umanità, facendo il sindaco del suo paese. Non come un padrone, ma come un servo». Nella gioia della Pasqua, il lutto della comunità. «Giancarlo è morto a Pasqua - ha ricordato padre Alberto - ci sembra di vivere questa contraddizione di morte e vita. Ma siamo qui per un grande atto di fede. La fede è dura. Bisogna farsi violenza, di fronte a un corpo freddo e inanimato di un amico».
Il sindaco Luciano Frigerio non è riuscito a trattenere le lacrime nel ricordo personale: «Hai saputo dare del tu al mistero del dolore e della malattia. Hai amato la vita con una forza straordinaria, una gioia contagiosa, un'energia incontenibile. A noi lasci una meravigliosa eredità. Con il recupero del centro storico, la comunità è consapevole della sua storia millenaria».
Al termine dell'addio, sul sagrato, le note fuori ordinanza di una tromba, lo sgomento della moglie e dei quattro figli, le lacrime degli amici. I tanti ricordi, per una vita spesa nell'impegno sociale e amministrativo.

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