La 'Ndrangheta è a Como
Sequestri in via Cadorna

Sequestri a una società attiva nella ristorazione ambulante. L'ombra delle cosche dietro la figura del comasco Claudio Lucia, arrestato a marzo in Spagna

COMO - È un edificio giallino, al civico 25 di via Cadorna. Al piano terra ci sono un piccolo kebap e un salone per signore. Nessuno ha visto nésentito nulla ma è proprio qui, in questa casa, che i finanzieri del Gico di Reggio Calabria hanno messo i sigilli alla sede di una società denominata «Break Sandwich», attiva nel ramo del «commercio al dettaglio ambulante di prodotti alimentari e bevande».
Il sequestro, che conferma la vicinanza sempre più impressionante con il crimine organizzato calabrese, è stato disposto dal tribunale di Reggio, che nelle ultime 48 ore ha messo le mani su aziende, beni immobili, denaro e titoli riconducibili ad affilliati della cosca Pesce di Rosarno, tra Vibo Valentia, Milano e Como. La «Break» risulta essere una società in accomandita semplice di proprietà di tale Savino Intagliatore, 49 anni, originario di Torre Annunziata (Na) ma residente in città, proprio in via Cadorna, al medesimo indirizzo. Il problema, più che Intagliatore, sarebbe il suo socio, che gli inquirenti calabresi ritengono il referente in Lombardia per tutti gli investimenti della cosca:è nato a Como nel 1965, è residente a Milano e risponde al nome di Claudio Lucia. Oltre che della Break di via Cadorna, risulta anche socio di altre aziende meneghine, tutte attive nell'ambito del ristoro ambulante.
Lo scorso 10 marzo Lucia è stato arrestato in Spagna, a Madrid, e attualmente risulta detenuto nel carcere romano di Rebibbia. Il suo ruolo emerge in modo nitido dalle carte di una recentissima indagine della Procura reggina, denominata «All clean», di cui i sequestri rappresentano un seguito:Lucia è il referente dei Pesce, in particolare dei boss Salvatore e Antonino Pesce, nella gestione del racket e nel settore del ristoro ambulante in tutta la città di Milano. Dagli atti del tribunale di Reggio emerge che questa sorta di carneade comasco del crimine organizzato (il suo nome, nelle indagini di 'Ndrangheta comasche, non era quasi mai filtrato prima di ieri), pur non essendo direttamente imparentato con il nucleo familiare dei Pesce, era ritenuto un eletto, un "fratello". Dice un membro della cosca, discutendo di pizzi da riscuotere con alcuni ambulanti meneghini: «Claudio è un fratello nostro, non un cugino...». Del «fratello nostro» si dice anche che abbia rappresentato una sorta di cassaforte per tutto il clan, con una discreta liquidità a disposizione: Lucia si sarebbe accollato direttamente 120mila euro di parcelle di avvocati difensori dei due Pesce, Salvatore e Giuseppe.
E poi c'è l'American Express, una carta cosiddetta "nera", o "Black", una speciale carta che in genere si rilascia a clienti che abbiano disponibilità di credito nell'ordine dei milioni di euro. Beh, il nostro ce l'aveva e la utilizzava per tutto il clan, insieme alla moglie rumena Amela Ana Culda.
Isequestri delle ultime ore hanno riguardato altre due società di cui Claudio Lucia è socio: la «Open work» di via Parini 9, a Milano, esercente l'attività di «servizi connessi ai trasporti terrestri», e la «Giovanna Couture srl», anch'essa milanese, società per il commercio al dettaglio di pellicce e abbigliamento in pelle.
Tra Vibo Valentia, Rosarno e Mileto, sono stati sequestrati una decina di laboratori e negozi, conti correnti e titoli, addirittura un vigneto. Il controvalore è di oltre 12 milioni di euro.
Stefano Ferrari
[email protected]

© RIPRODUZIONE RISERVATA