2 giugno, festa a metà
«Giovani senza futuro»

A Como il prefetto lancia l'allarme: per dare pace e prosperità ai nostri figli servono istituzioni credibili

COMO - Ricorrenze istituzionali come la Festa della Repubblica sovente cadono preda della retorica, con il rischio di ascoltare troppe parole di circostanza, con poca sostanza.
Ma Michele Tortora non è un Prefetto da circostanza e il breve saluto che ha rivolto ai suoi ospiti a Villa Erba di Cernobbio ieri pomeriggio con uno sguardo verso il futuro in un momento non facile per il Paese, come ha ricordato nel suo messaggio anche il Presidente Giorgio Napolitano, investendo concretamente sulle nuove generazioni. «I nostri giovani rappresentano ormai una vera e propria questione nazionale: non possiamo permetterci una generazione di ragazzi senza futuro, senza ideali, senza lavoro, senza certezze. L'avvenire del nostro Paese è riposto nella capacità di dare una prospettiva alle giovani generazioni, di incoraggiarle sulla strada del riconoscimento del merito e della promozione delle attitudini individuali». Tortora ha proseguito invitando tutte le forze politiche a un confronto «il più possibile ampio e sereno»: «Per ripartire con il dovuto slancio abbiamo bisogno di istituzioni forti e credibili, che abbiano il sostegno della cittadinanza a prescindere dalla forza politica che dovesse esserne chiamata alla guida. Per fare questo dobbiamo mantenere forte la coesione nazionale e avanzare uniti, scoraggiando ogni tentativo di delegittimare le istituzioni stesse. Ogni attacco dato alla credibilità delle istituzioni è un colpo dato al Paese, alla sua voglia di riscatto, alla possibilità di dare un futuro di pace e di prosperità ai nostri figli». È stato un lungo 2 giugno, aperto, in mattinata in piazza Duomo, da una cerimonia affollata, che ha visto sempre il prefetto rivolgersi ai cittadini così come il sindaco di Como Stefano Bruni, prima di consegnare Tricolore e copia della Costituzione ad alcuni neo-diciottenni per poi conferire medaglie d'onore «ai cittadini italiani, militari e civili, deportati e internati nei lager nazisti e ai familiari dei deceduti». Tra i momenti più toccanti, in una giornata in cui l'Inno Nazionale è risuonato più volte, quello che ha visto le parole di Mameli cantate dai bambini che le hanno apprese partecipando al progetto “Opera Domani” del Teatro Sociale. Alle 18, poi, il ricevimento nella sempre splendida dimora viscontea affacciata sul lago, tempo incerto ma clemente sugli astanti, un'occasione non per pochi visto che i presenti erano almeno cinquecento tra rappresentanti del mondo amministrativo, politico, imprenditoriale, sindacale, culturale, militare e anche sportivo. Troppi per citarli tutti: spiccava Gianluca Zambrotta.
Anche a Villa Erba c'è stata una cerimonia, officiata sempre dal prefetto che ha conferito i diplomi onorificenze dell'ordine “Al merito della Repubblica Italiana”. I neo ufficiali sono l'avvocato Nunzio Fabiano, segretario generale di Palazzo Cernezzi, e Luigi Fontana. I cavalieri sono il maggiore Alberto Quadrio, responsabile della sicurezza all'Ospedale Sant'Anna, il maresciallo Pietro Angelo Sparacino, Oreste Toninelli, presidente e fondatore dell'Associazione Musa, e Ignazio Zaffuto. Se l'Unità d'Italia, si sa, non piace troppo ai leghisti, la Festa della Repubblica, evidentemente, desta meno fastidio, prova la partecipazione del presidente dell'amministrazione provinciale Leonardo Carioni. Non mancavano i parlamentari Chiara Braga, Armando Valli e Erica Rivolta. Nessuna traccia, invece, di Alessio Butti.
Alessio Brunialti

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Eco di Bergamo La festa della Repubblica