Lenno, cammino millenario
dal medioevo a Star Wars

Prosegue la serie "Spiagge & sentieri". Dopo Laglio, andiamo alla (ri)scoperta di Lenno. Qui un estratto delle due pagine speciali su "La Provincia" di oggi, il video e la fotogallery

LENNO - I passi rimbombano in questo cunicolo di ciottoli stretto tra due mura medievali.
Si ha la sensazione di essere seguiti. Ma sono solo suggestioni, che intrecciano reminiscenze storiche (il travagliato inizio del secondo millennio, quando i comaschi rasero al suolo l'Isola comacina risparmiando solo le suore benedettine che si insediarono qui a Lenno, in quella che è oggi Villa Monastero), visioni cinematografiche (siamo nella regione dei laghi del pianeta Naboo, ovvero la Tremezzina ritoccata al computer nel secondo episodio di Guerre stellari) e i racconti della nostra guida d'eccezione, il medico-umanista Franco Brenna (un suo zio, ridotto "come Belfagor" dalla passione per la chimica, visse gli anni della seconda guerra mondiale senza la faccia e poi se la fece ricostruire con 55 operazioni, senza che ciò gli abbia mai impedito di coltivare le altre due grandi passioni della sua vita, le donne e la pittura).
Inizia proprio a Casa Brenna/Tosatto il nostro itinerario. È un elegante edificio del primo Novecento fresco di restauro, ben visibile sulla destra, salendo lungo la statale Regina, tra il cartello che segna la fine del comune di Ossuccio e l'arco sopra la strada che dà il «benvenuti a Lenno». Si svolta, passando davanti all'ingresso dell'affascinante dimora, in via Mattia del Riccio, dove si può lasciare l'auto in un parcheggio gratuito, in parte asfaltato e in parte sterrato (a ridosso del greto del torrente Perlana). Prima di mettersi in cammino, vale la pena di entrare in Casa Brenna/Tosatto, che, pur essendo privata, dallo scorso ottobre è aperta al pubblico. Franco Brenna, infatti, l'ha voluta far rivivere come spazio culturale, nel segno delle passioni di famiglia: l'arte praticata a tutto tondo dal prozio Mario Tosatto (morto nel 1913 a soli 27 anni) e da suo figlio Antonio (quello "come Belfagor"), che passando nel mondo dei più (nel 2008 all'età di 98 anni) gli ha lasciato la villa liberty e ben 6440 opere, comprese quelle di numerosi amici pittori che l'hanno frequentata durante tutto il Novecento.
Due piani sono dedicati a spazio espositivo, dove attualmente è in corso una mostra di Fiorenzo Barindelli («Black & White», una rappresentazione del subconscio attraverso immagini tridimensionali che emergono da quadri geometrici fatti di linee bianche e nere), cui seguiranno quelle del valtellinese Bruno Ritter e del comasco Giuliano Collina. Al primo piano c'è anche un atelier che ospita corsi di cucina: al centro della sala non passa inosservato un tavolo lungo cinque metri a forma di missoltino, realizzato da Cristoforo Mantegazza su idea del poliedrico padrone di casa.
«Laghée al 100%», si definisce Franco Brenna. «Papà di Campo - precisa - e mamma di Tremezzo». Basta passare una volta da queste parti - come ben sa George Lucas, il regista di Guerre stellari - per scoprire dei luoghi dell'anima. Figuriamoci ad esserci cresciuti! E, infatti, il nostro Virgilio in versione lacustre è prodigo di suggerimenti. Ne viene fuori un percorso emozionale di rara intensità, che, per una volta, può essere percorso anche dai novizi senza il rischio di perdersi: dal 2007, infatti, tante perle del centrolago sono state raccolta in una collana che prende il nome di «Greenway del lago» (www. greenwaydellago. it), una felice intuizione dell'Unione dei comuni della Tremezzina. Il percorso completo è lungo poco più di dieci chilometri e va da Colonno a Cadenabbia. Ma a noi, oggi, interessa il terzo tratto, che parte proprio in prossimità di Casa Brenna/Tosatto per arrivare fino all'imbarcadero di Lenno: poco meno di due chilometri in piano, adatti sia ai camminatori che ai ciclisti, con una variante di altri mille metri circa per attraversare il dosso di Lavedo fino a raggiungere la settecentesca Villa del Balbianello.

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Eco di Bergamo Alla (ri)scoperta di Lenno